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L'importanza dei difensori dei diritti umani in quest'Italia di barbarie istituzionale 
di Roberto Malini
30 Gennaio 2019
 

Genova – Chi aiuta i migranti e i rom era già dossierato durante i governi precedenti, noto alle forze dell'ordine alla stregua di un asociale, censurato dai principali quotidani (e non parliamo delle televisioni), bannato dagli eventi istituzionali – naturalmente di facciata – dedicati ai diritti umani e alla Memoria dell'Olocausto. Un ostracismo che risparmiava solo le associazioni indifferenti alle politiche intolleranti, ma anzi ben inserite nel tessuto partitico. E le organizzazioni di tipo politico, che organizzano – lodevolmente – manifestazioni e cortei che tuttavia sono scollati dalla realtà di chi è perseguitato.

Oggi le cose sono ulteriormente deteriorate e i difensori dei diritti umani operano in un clima marcatamente ostile. Aiutare i migranti perseguitati è considerato un atto di inimicizia verso il governo italiano. Risentono di questo clima anche la rete locale dei Cara, degli Sprar, i filantropi e i sacerdoti che non abbandonano gli ultimi a un destino di precarietà. Oggi la civiltà è in una fase di barbarie e misure sempre nuove contro gli stranieri poveri avanzano al passo dell'oca. E a causa degli accordi iniqui con la Libia, che il nuovo governo ha reso ancora meno umani, nonché dalla chiusura dei porti, l'85 per cento di chi parte dalla nazione nordafricana è intercettato dalla guardia costiera e ricondotto indietro, incarcerato e sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, con poco cibo, poca acqua e gravi epidemie in corso fra gli internati.

È così da quando l'Italia ha chiuso i suoi porti. Questo però non è il momento di farsi spaventare e di arrendersi. È invece il momento di intensificare l'assistenza ai migranti e ai senzatetto, di documentare le nefandezze istituzionali e riportarle agli organismi giuridici internazionali. Di essere uniti (anche se la figura del difensore dei diritti umani tende ormai a diradarsi e scomparire dal nostro paese a causa della repressione di stato) per resistere attraverso il supporto umanitario a chi è vessato dalle istituzioni e dagli intolleranti, la diffusione di informazione veritiera, gli appelli e le denunce presso le sedi giuridiche internazionali.


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