Sono un’anima del XX secolo, che fa capolino nel 19° anno del terzo millennio, stupita di esser ancora vivente.
Badate, un’anima che crede di viaggiare nei millenni, grazie ai nomi degli dèi e alla ricoperta del zumero, è così mortale da stupirsi di vivere.
La città di Kish [“vita (ish) in Terra (ki)”] è del 2.800-2.350 a.C.1 La decrittazione del nome mi è semplice. Zababa, il suo dio/dea, può significare: “tu (za), anima (ba) animante (-ba)”. Può velare za.abba, ‘tu, padre/madre’, con una lettura dal fondo ritornante serpentiforme. Ri-mush, ‘cammino (del) serpente’ fu il nome del successore di Sharru kin (Sargon il Grande),2 che morì nel 2270 a.C. La scrittura serpentiforme e circolare è molto più probabile della nostra ebete lettura lineare unidirezionale. Un dio serpente è fuori da tutte le letture. È, appunto, il più probabile. Mushusshu…3
Una città che dava del tu al suo dio. Che riassumeva se stessa con ‘vita in Terra’. Sono consapevole che la semplicità fosse accessibile, così come oggi sembra impossibile. L’uomo, che oggi tortura a morte un innocente come Regeni per sette giorni in modo scientifico, non è cambiato. È sempre lo stesso. Lo scorrere del tempo costruisce ed alimenta l’inganno nella memoria perché bibbi esiste. Antasubba, il dio della perdita della conoscenza, esiste. Entrambi spiegano le spaventose omissioni.
Carlo Forin
1 Sapere.it
2 Carlo Forin, “La rosa di Sargon il Grande”, in ArcheoMedia.
3 FFXIOnline.com