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Firenze. Il nuovo allestimento di gemme al Museo Archeologico 
di Anna Lanzetta
Busto di Baccante o di Dioniso, I sec. a.C. (cammeo), XVII sec. (montatura) - sardonica, oro
Busto di Baccante o di Dioniso, I sec. a.C. (cammeo), XVII sec. (montatura) - sardonica, oro 
27 Dicembre 2018
 

Il 14 dicembre 2018 è stata inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Firenze la nuova sezione museale dedicata alla “Collezione di gemme antiche dei Medici e dei Lorena” grazie alla donazione di Friends of Florence. Il riallestimento, in conferenza stampa, è stato presentato da Stefano Casciu, Direttore del Polo museale della Toscana; Mario Iozzo, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze; Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente della Fondazione Friends of Florence e Riccardo Gennaioli, Funzionario dell’Opificio delle Pietre Dure, che hanno illustrato l’intero iter del lavoro per la selezione delle gemme in cui sono rappresentate tutte le classi collezionate dalle due dinastie: antichi sigilli, cammei, intagli, paste vitree, gemme magiche, anelli, con la montatura originale di epoca romana o per la maggior parte rinascimentale, realizzati in calcedonio, sardonica, corniole, zaffiri e granati, le più pregiate pietre preziose dell’Antichità.

Dopo due anni di studio e di preparazione, selezionate tra 2.300 esemplari, tornano a risplendere 432 gemme: babilonesi, greche, etrusche, romane e post-classiche, dall’epoca Carolingia al Rinascimento, per un arco cronologico che va dal 2300 a.C. circa fino agli inizi del Settecento. Nelle teche collocate lungo il Corridoio di Maria Maddalena de’ Medici sono esposte gemme, racchiuse in pregiate cornici di oro, smalti e altre pietre preziose, in alcune delle quali si vuole riconoscere la mano di Benvenuto Cellini e della sua bottega. Le didascalie offrono approfondimenti sulle materie prime, sulle iconografie, sulla storia e la formazione della collezione e sui loro antichi possessori. Ogni gemma è armonia di bellezza, di eleganza e di raffinatezza. Le tecniche dell’incastro e dell’intaglio dimostrano la bravura degli artisti del tempo, la loro creatività ed esemplificano il gusto dell’epoca e il fascino del collezionismo: diaspro rosso, plasma oro, cristallo di rocca, ametista, oro, smalti, diamanti e zaffiri. Raccolte inedite di gemme, cammei, intagli di età repubblicana e imperiale. Agata, calcedonio, onice, corniola e acquamarine incantano. Intagli greci di età classica ed ellenistica catturano.

104 metri di esposizione con 34 vetrine dove l’occhio non si riposa ma scatta fulmineo per scegliere la gemma più bella ma senza riuscirvi, tale è la magnificenza di tutte. E tra le tante, fermano il passo le gemme magiche e astrologiche: ematite, diaspro, lapislazzuli, pasta vitrea, che ci riportano ad un tempo antico di credenze. Di teca in teca, si giunge alla fine del percorso del corridoio realizzato fra il 1619 e il 1620 dall’architetto Giulio Parigi su commissione di Cosimo II de’ Medici, come prolungamento del Palazzo della Crocetta verso la Basilica della SS. Annunziata, con un affaccio riservato, il cosiddetto Coretto, dal quale la Principessa poteva assistere, protetta da una grata, alla S. Messa. Il luogo non è visitabile perché troppo angusto ma un video, touch-screen, pannelli luminosi e filmati raccontano la storia della Principessa e mostrano la struttura del Coretto, rimasto inalterato dal 1620 e gli interni della Chiesa della SS. Annunziata di cui si possono ammirare tutti i particolari.

In questo luogo, ogni elemento si veste di fascino, è come entrare in un mondo non del tutto rivelato e il pensiero va a quanti tesori non sono ancora visibili. L’allestimento provoca emozioni, considerando la capacità che ha avuto l’uomo, in ogni tempo di creare bellezza, ricchezza e ornamento destinati allora a un ceto elevato e che oggi tutti possiamo ammirare (evoluzione dei tempi), grazie all’interesse di chi ha saputo conservare come memoria. Il percorso e l’allestimento, a partire da Lorenzo il Magnifico, che aveva acquistato alcuni esemplari dalla pregevole raccolta del cardinale veneziano Pietro Barbo, poi Papa Paolo II (1464-1471), ripercorre la formazione della prestigiosa raccolta fino a Gian Gastone de’ Medici e a Pietro Leopoldo Asburgo-Lorena, passando per il Duca Cosimo I, la moglie Eleonora di Toledo, il Cardinale Leopoldo de’ Medici (il “principe dei collezionisti”) e l’Elettrice Palatina, Anna Maria Luisa de’ Medici. L’intero allestimento coinvolge per la passione che traspare da chi ha condotto il lavoro e lo ha presentato con molta premura, compresa la fotografia, che arricchirà il catalogo, una serie di azioni, uno studio accurato per mostrarci le gemme nei particolari che all’occhio nudo sfuggirebbero.

Questa è la cultura che alimenta il pensiero, la conoscenza, che insegna, un passato senza il quale non potrebbe esserci né presente né futuro. Un allestimento che invita a riflettere sul lavoro certosino dell’uomo e sulle sue capacità espressive. Un esempio di come l’arte è stata ed è in tutti i tempi frutto del genio umano e specchio di un’epoca. Un allestimento che pone su un piano di continuità il lavoro di molti: reperire, estrarre, lavorare, intagliare, incastonare e trasformare, il desiderio e la passione da chi ha commissionato e acquistato, a chi ha conservato e tramandato. Un’immensa ricchezza di cultura, la sola che può alimentare lo spirito specialmente dei giovani ai quali dobbiamo affidare la tutela del nostro patrimonio.

Una saletta introduttiva, realizzata dagli architetti Simone Martini e Chiara Fornari dello studio Machina, dotata di pannelli e fotografie retroilluminati, touch-screen, video e filmati, realizzati da Marcello Fittipaldi e Davide Morena di Sideways, con testi di Stefania Berutti, immette e guida i visitatori alla scoperta e all’esame di tutte le gemme esposte, che si potranno ammirare nel dettagli, ingrandire ed esplorare attraverso immagini digitali.

 

 

Note sul Museo Archeologico Nazionale di Firenze

 

Ogni Museo è uno scrigno di saperi che concorrono alla ricchezza culturale di ognuno. Tale è il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, uno dei più antichi d’Italia, risalente al 1870. Nel 1880, dato che i locali che ospitavano le collezioni risultavano insufficienti, il Museo fu collocato nel Palazzo della Crocetta, progettato dall’architetto Giulio Parigi, edificato nel 1620 e sede attuale. Il Museo vanta un patrimonio di reperti inestimabile, con percorsi storici di interesse unico, come il Museo Egizio, la cui raccolta è seconda in Italia solo al Museo Egizio di Torino, con pregevole allestimento, inclusa una scelta di stoffe copte; gran parte delle antiche collezioni mediceo-lorenesi:ceramiche, bronzi, sculture litiche, il Monetiere, una delle raccolte più importanti di monete e gemme antiche, fra le più grandi e prestigiose del mondo, un Museo Topografico dell’Etruria a partire dal 1929, creato per collocare i reperti dei nuovi scavi in Etruria secondo i luoghi di loro provenienza, grandi complessi funerari etruschi, provenienti da tombe principesche, il giardino monumentale e una selezione di vasi greci, alcuni dei quali rinvenuti nelle tombe etrusche o in altri luoghi, come il famoso vaso François, del 565 a. C. circa., grandi bronzi etruschi, greci e romani e numerosi bronzetti greci e romani delle collezioni medicee e lorenesi conservati agli Uffizi, una raccolta numismatica (1895) e una raccolta glittica (1898). Simbolo del Museo è la Chimera di Arezzo, scultura in bronzo etrusca del IV secolo a.C.

Per il ricco patrimonio, impossibile da enumerare, si suggerisce una visita diretta anche per godere del nuovo allestimento riguardante le gemme.


Foto allegate

Ercole con figura femminile, I sec. a.C.(?) - calcedonio, argento, smalti, diamanti, rubini
Ifigenia con Oreste e Pilade, età giulio-claudia, XVI sec. (mont.) - sardonica, oro, smalti
Imperatore che sacrifica alla Speranza, I/II sec. d.C. - sardonica, metallo dorato
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