Con Pittorici idiomi, l’e-book edito da LaRecherche.it, Marco Furia continua e amplia il discorso iniziato con la Parola dell’occhio e Iconici linguaggi. Dodici sono i dipinti che l’autore ci propone e su cui si sofferma e riflette con acume e sensibilità. Dodici piccoli universi da cui emerge che il linguaggio, sia esso fatto di parole e suoni o di linee e colori, è non soltanto il solco da seguire e in cui restare ma anche la misura per radicarsi nello spazio e nel tempo, per tracciare una mappa geografica e storica che vive del e nel mondo che sta al di fuori o dentro di noi. Il noi è la linea che ribalta verso l’esterno o verso l’interno, uno spartiacque che con il linguaggio ci fa abitare sia ciò che esiste o succede là fuori sia ciò che intimamente siamo e ci costituisce. Così infatti l’autore ci orienta con la sua precisa scelta di dipinti e le sue riflessioni. Siamo in Norvegia, a Genova Copenaghen e New York, in spazi geograficamente definiti, e anche siamo al cospetto di eventi che hanno una portata e una valenza storica (l’inaugurazione della ferrovia a Genova nel dipinto di Carlo Bossoli) o che hanno segnato il tempo con il nome di Storia (i danni dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale nel dipinto di Carel Weight). Viviamo quindi, attraverso alcuni di questi dipinti, la geografia e la storia, il mondo al di fuori di noi, quello stesso mondo al di fuori che ritroviamo anche nei dipinti dei paesaggi e della natura. Ma a questo mondo al di fuori si contrappone anche un altro mondo, quello più intimo, interiore, quello che lega più saldamente l’uomo all’uomo. Un mondo, quest’ultimo, che Marco Furia esplora quando si sofferma per esempio su Passing di Alex Katz o sulla Donna che legge di Will Barnet. In particolare è proprio riflettendo sulla donna che legge in compagnia di un gatto acciambellato che l’autore fa emergere l’urgenza e la necessità di essere e di esserci gli uni accanto agli altri, che si innesca un linguaggio che è intensità e densità, meglio ancora, totalità. Totalità perché è la somma di dettagli, di spazio e tempo, e dell’affetto che unisce la donna e il gatto, e il pittore Will Barnet, marito della donna, alla donna e al gatto.
È un percorso complesso e stimolante quello che ci viene offerto, un percorso che parte dal dato, da un linguaggio concreto e fisico fatto di colori e dettagli, per tendere e andare oltre al dato, e farsi così linguaggio metafisico, linguaggio che nell’astrazione si denuda e si fa vero. E così, affiancando dipinto a dipinto, riflessione a riflessione, l’autore fa nascere un mosaico che ci proietta verso quell’infinito che vive e si nutre del nostro linguaggio, del nostro essere al mondo. Un’opera, Pittorici idiomi, la cui stella polare, possiamo dire, è sempre il linguaggio, e quindi la vita nella sua ricerca di infinito verità e bellezza.
Silvia Comoglio
Marco Furia, Pittorici idiomi
LaRecherche.it, 2018