Dopo le confuse esternazioni di Pedrizzi dei giorni passati per rendere più difficile l'uso della pillola del giorno dopo proponendo per legge l'obiezione di coscienza dei farmacisti, un'altra storia assurda e tipicamente italiana è successa a due ragazzi di Carpenedo (Ve) il 2 gennaio del nuovo anno. A 50 ore dall'avvenuto rapporto sessuale a rischio, recatisi nel consultorio del loro paese, i due giovani si sono sentiti dire dagli operatori che erano irresponsabili e che non avrebbero potuto avere la pillola del giorno dopo, perché, visto che era passato troppo tempo, avrebbe potuto fare male al feto.
Ma erano passate solo 50 ore e la pillola del giorno dopo è un metodo contraccettivo e non abortivo! Quale sarebbe il feto che si sarebbe danneggiato?
La storia per fortuna ha un lieto fine: i due ragazzi alla fine ce l'hanno fatta a farsi prescrivere la pillola in un altro centro e nel termine delle 72 ore previste perché fosse contraccettivamente efficace.
Ma il problema rimane, le difficoltà nel farsi prescrivere la pillola del giorno dopo esistono normalmente, e soprattutto nei fine settimana, in cui, come tutti sappiamo, i ragazzi tendono ad incontrarsi, uscire e conoscersi.
Ho rivolto al ministro della Salute un'interpellanza, a cui ancora non ho ricevuto risposta, per sapere se si intenda consentire l'acquisto della pillola del giorno dopo in farmacia, senza ricetta medica, seguendo il metodo francese, cioè per chiunque in forma anonima e gratuitamente per le minorenni. Inoltre ho chiesto al ministro se intende programmare distribuzioni e promozioni nelle scuole, nelle università e nei centri per le immigrate.
Sto aspettando la risposta! E nel frattempo accadono fatti come quello del centro in provincia di Venezia, che sono solo incentivi all'aborto.
Donatella Poretti