L’analisi delle 169 pagine del rapporto Polis Lombardia “Tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali in Lombardia” presentato oggi in commissione sanità e i provvedimenti che sapremo prendere in Consiglio Regionale, impatteranno sulla qualità di vita dei cittadini e pongono ineludibile la domanda “se l’ospedale è un azienda, come le aziende ospedaliere in competizione tra loro possano collaborare per il bene comune?”
La risposta è affidata al governo della politica sanitaria. Non esiste un metodo per cui tutti i pazienti escano dalla struttura sanitaria con l’appuntamento già fissato e i problemi si verificano in sede di prenotazione, spingendo inevitabilmente verso la libera professione. Gli ospedali diventati aziende competono tra loro e solo la politica regionale può, nell’interesse dei pazienti, unificare il sistema. Il Centro Unificato di Prenotazione (CUP) unificato resta un miraggio: gli ospedali usano sistemi operativi diversi tra loro; nessuna azienda fornisce al Call Center Regionale (CCR) tutte le agende di prenotazione, mantenendo propri canali di prenotazione, soprattutto per le prestazioni più remunerate; le risorse non sono integrate: nessun operatore ha visione di tutta l’offerta: il CUP non è in grado proporre davvero la prima data utile o concordare con il paziente la prima data utile nel luogo gradito al paziente. Ciò viola equità di accesso, universalità nell’applicazione delle norme, trasparenza nell’accesso ai servizi. Il CUP Non è in grado di controllare le prenotazioni multiple, il fenomeno delle “agende ombra”.
Alla luce di queste difficoltà della Regione a governare i fenomeni, di cui le liste di attesa sono un importante indicatore, desta preoccupazione la nuova normativa sulla gestione separata del paziente cronico. Infatti, secondo i criteri di inclusione prescelti riguarderebbe addirittura 3,5 milioni di cittadini lombardi, mole che comporta una ulteriore frammentazione delle agende di prenotazione e che potrebbe avere un impatto negativo sui tempi di attesa.
Regione Lombardia può finalmente incidere sulla messa a regime del sistema favorendo l’interesse dei cittadini con la creazione di meccanismi di premialità o penalità per le aziende, prevedendo l’obbligo di adeguamento a pena della revoca della convenzione con il sistema sanitario nazionale e con una valutazione dei Direttori Generali che tenga in considerazione la gestione delle liste di attesa.
Mi auguro si possa aprire un confronto pubblico, nel merito, con medici, personale del CUP e associazioni dei malati. Nel rapporto, purtroppo, sono intervistati solo i direttori generali.
Michele Usuelli