Stanco d’immobilità con pochi naviganti
La mia speranza issai sull’albero salmastro
Ancora per l’alto mare salpai con fugace solco
La mia costanza misurando con la sua vastità.
Sempre di nuovo sera e mattina quel cielo
Fulvo con le sue due tre nuvole le ultime le prime
Sulla centrale del gas su quella elettrica e l’atomica
Da quando dopo cinque lune Ulisse s’infranse
Nell’Atlantico a occidente di Gibilterra
Lontano da ogni splendore e gloria.
Nell’inferno dei curiosi egli brucia
Lo vide Dante, con le altre fiamme.
Trad. Gio Batta Bucciol