Venerdì 17 agosto alle ore 18 nella sala del Museo della Via Spluga e della Val San Giacomo di Campodolcino si terrà la presentazione del libro I sei Porti dello Spluga e del San Bernardino, scritto da Gian Primo Falappi, Guglielmo Scaramellini e Giordano Sterlocchi ed edito dal Centro di studi storici valchiavennaschi e dal Muvis.
Partendo da un approfondito studio dello svizzero Thomas Riedi, nel volume si ripercorre la storia dei trasporti commerciali passando da Chiavenna e dalle sue valli, lungo importanti vie di transito internazionale. Come sottolinea il presidente Guido Scaramellini, non è la prima volta che il Centro di studi storici valchiavennaschi pubblica lavori di autori svizzeri o in collaborazione con gli stessi. E pare oggi sempre più indispensabile aprire gli ambiti di interesse e non limitarsi allo stretto territorio in cui si opera.
A Gian Primo Falappi si devono l’indagine linguistica sull’origine del nome Porto, le norme in vigore per chi percorreva la strada della Val San Giacomo e le versioni dal tedesco dei regesti dei verbali relativi alle riunioni dei Porti. A Giordano Sterlocchi è stato affidato il compito di illustrare i luoghi e la caratteristica della ricerca, mentre Guglielmo Scaramellini approfondisce la storia dei Porti tra Chiavenna, Bellinzona e Coira, che per secoli gestirono il trasporto delle merci attraverso il passo dello Spluga e quello del San Bernardino.
Nel CD allegato al libro vi sono le trascrizioni integrali dei verbali, tratte dagli archivi grigioni e valchiavennaschi e curate da Thomas Riedi. Scomparso nel 2006, a lui è dedicata la pubblicazione, così come al compianto Paolo Raineri, ideatore della Via Spluga e fondatore del museo di Campodolcino. Il libro riveste un’importanza particolare nella storia delle Alpi, offrendo per la prima volta la trascrizione di tutti i verbali rintracciati delle riunioni dei Porti attivi per secoli tra Chiavenna, Bellinzona e Coira. Come ricorda Enrica Guanella, tra il materiale esaminato vi era anche un libro mastro compilato all’inizio del Settecento da uno spedizioniere di Chiavenna, che fu donato da Thomas Riedi al Muvis in segno di amicizia e di amore per la storia di questo angolo della Rezia.
Centro di studi storici valchiavennaschi