Poesia
a Jorge Luis Arcos
I
Io non so che cosa sia la Poesia,
ma so che la Poesia serve per curare malati,
per resuscitare morti, per salire in cielo
(con o senza scala),
e che senza la Poesia, come bue senza campana
passerebbe l’uomo per il mondo
brucando e ruminando sopra la verde terra,
ricevendo il sole, le piogge, vedendo
i mesi passare, cambiare le stagioni,
ingrassando, generando e alla fine morendo
con l’indifferenza della pietra o del legno
che marcisce, cieco, più cieco d’un cieco,
viandante passato senza sentire le bellezze
del paesaggio, senza sentire l’amore, l’amicizia,
il nodo alla gola che fa stringere
a volte l’Inno Nazionale, infine,
senza sentire, senza sentire, senza piangere, senza amare,
senza ridere, senza sentire, senza sentire,
privo di olfatto e di udito,
senza tatto per toccare il giorno successivo
né cuore per sognarlo.
II
in ogni caso,
la Terra non è fatta di causalità e materia
solamente,
né di stelle e spazi insondabili il firmamento, né
di morti il cimitero e di vivi la strada,
non sono il resto e il silenzio, non altro,
la formula dell’universo
la formica, il cavallo, il crepuscolo,
il fiume quando scorre con le sue acque,
il mare che sogna insieme alle scogliere,
l’uomo che fallì e l’uomo che vinse,
la luna e il pianto del neonato,
l’aroma del caffè che esce dalla cucina, tutto,
tutto quel che si trova in questo mondo,
per consueto che appaia,
persino il fumo, è qualcosa (o sembra essere qualcosa)
ben oltre la sua essenza, annuncia o lascia un’ombra,
traccia un sospetto, una certezza,
un piccolo brivido di gioia o di paura,
impossibile da classificare, un richiamo
irresistibile, forse
il vago ricordo di qualcosa che in un altro tempo
sapevamo
e non possiamo ricordare.
E quel mistero, quel dubbio, quella soave brezza
che fa sussultare, eco senza voce che ancora permane,
proprio quello, forse, è la Poesia.
Trad. di Gordiano Lupi
(Da Rafael Alcides, Memorie di un sognatore. Antologia,
Editorial Verbum, 2015)
Rafael Alcides (Barrancas, 1933 – L’Avana, 2018). Scrittore, poeta e giornalista, ha cominciato la sua carriera letteraria nella rivista Ciclón. La raccolta di poesie Agradecido como un perro (1983) è forse la sua opera più nota, recensita e segnalata da molti critici. Alcides è considerato uno dei più importanti poeti cubani contemporanei, ma è anche uno dei meno pubblicati. Da oltre vent’anni si è fatto da parte, allontanandosi volontariamente dalla vita culturale cubana. Rafael Alcides è uno scrittore coraggioso, perché il 3 luglio del 2014, alla veneranda età di 81 anni, ha rinunciato a far parte dell’UNEAC (Unione degli scrittori e degli Artisti Cubani), l’organo ufficiale del governo che si occupa di letteratura, organizzazione politica più che culturale. Tutti gli intellettuali sanno che uscire dall’UNEAC significa tirarsi fuori dalla possibilità di essere pubblicati in patria. Alcides ha scritto: “Visto che i miei libri non sono liberi di entrare a Cuba, né per posta né per la dogana, rinuncio a far parte dell’UNEAC”. Un gesto di coerenza da parte di un uomo che non scende a patti con le proprie idee e non accetta compromessi per pura convenienza.