La leggerezza è il primo saggio delle sei Lezioni americane che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere negli Stati Uniti a Cambridge, presso l’università privata di Harvard.
Leggerezza intesa come chiarezza e luminosità del testo scritto e non mai come sinonimo di frivolezza e che via via l’autore indica presente in diverse opere della letteratura mondiale a iniziare da Le metamorfosi di Ovidio o nel De rerum natura di Lucrezio (solo per citarne alcuni); in verità la leggerezza si può apprezzare anche in tanti scritti calviniani, quando l’autore espone grandi verità nel modo più lieve.
Mi riferisco ad una pagina del Il barone rampante (1957), il romanzo dove Calvino narra la storia di Cosimo Rondò, vissuto nel XVIII sec. a Ombrosa in Liguria, che un giorno decide di abbandonare la terra e di salire su un albero per non discendervi più, vivendo in una specie di mondo aereo, più libero e più puro, fino alla morte allorché si aggrappa alla fune di una mongolfiera che lo porta lontano, sul mare infinito.
Cosimo rappresenta il poeta, l’intellettuale, il riformatore sociale, che partecipa alla vita da una certa, necessaria distanza, ma che vorrebbe incarnare l’aspirazione alla realizzazione di ciò che l’uomo porta dentro, quasi un invito a cercare la propria strada, la propria voce più autentica, fuori dalle aspettative familiari e sociali.
Tra l’altro si legge: Le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente si ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava capace per cui vale la pena di volere cose buone.
Si vuole evidenziare il valore del vivere insieme per un ideale, un’esperienza che stimola reciprocamente la buona volontà, la fiducia nella vita e nella società.
Diversamente – continua Calvino – vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada.
Indubbiamente l’associazionismo dà frutti positivi, come il volontariato che regala ai membri partecipanti la gioia e il piacere di stare insieme per comunicare ed agire per nobili fini.
Chi ha fatto parte di associazioni a carattere culturale, assistenziale o umanitario sa bene, però, che insieme alle luci esse determinano ombre.
Le ombre dell’individualismo e del personalismo, mai assopiti, che spesso vanificano un dialogo o un incontro dissolvendolo in solipsismo .
Per non parlare del buio che avvolge quella massa cieca di individui, il “branco”, triste esperienza dei nostri giorni, dove esplode il male, la violenza, la bestialità. (g.r.)