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Stefano Bardi. Mafia, una lotta infinita: Leonardo Sciascia
25 Marzo 2018
 

Fra tutti gli scrittori italiani, lo scrittore, giornalista, saggista, politico, poeta, e drammaturgo Leonardo Sciascia (Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989), fu l’autore che più di tutti mutò e alterò l’intera Letteratura Italiana, attraverso una scomoda tematica, che ancora oggi crea problemi a chi nella realtà se ne occupa, ovvero la Mafia. Una tematica scomoda da obbligare ai giorni nostri, chi se ne occupa, ad avere la scorta personale per la difesa della sua vita e per quella della sua famiglia. Mafia che è trattata, da questo autore, nei romanzi Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, e Todo Modo; e che è concepita, come un universo a sé ma, anche e soprattutto, come una gigantesca piovra che ha i tentacoli presenti in ogni istituzione socio-governativa, dalla quale la vita di colui o di coloro che a essa si ribellano è alterata e mutata negativamente, fino ad arrivare alla morte fisica.

Il 1961 è l’anno del romanzo Il giorno della civetta, che vede al centro delle sue azioni l’ex partigiano e commissario Bellodi, in una complicata e oscura vicenda di Mafia. Personaggio, questo, che simboleggia il cocciuto tentativo della logica alla ribellione della giustizia e della verità, tra flussi di energie e ingordigie, che ne oscurano ogni orma e traccia. Non solo questo, ma anche e soprattutto il commissario metaforizza l’intelligenza e la giustizia a differenza del boss mafioso Mario Arena, che è avvolto da una luce epica e infernale. Un romanzo destinato a tutti e che attraverso queste mie parole analitiche deve arrivare a tutti, iniziando dai boss mafiosi, per passare dai loro sicari, fino ad arrivare a coloro che, con coraggio e forza di volontà, si ribellano a essi. Un romanzo che, oltre alla funzione di denuncia, ha anche una funzione psicologica, poiché vuole illustrarci in che modo una persona privatizza una vicenda e una situazione che gli è stata imposta, e vuole mostraci come la medesima persona, dia una risposta a questa situazione subita. Romanzo di Mafia e romanzo di Stato, il quale Stato è illustrato con tre chiavi di lettura, che sono quella del commissario Bellodi, quella della realtà quotidiana, e quella del popolo siciliano. Opera quella dello Sciascia, che non combatte la mafia solo con sparatorie e incarcerazioni, ma anche e soprattutto attraverso le oneste parole del Commissario Bellodi, che a loro volta si ispirano ai principi della Costituzione, che a sua volta ancora la Costituzione difende lo Stato, che è inteso dal Bellodi-Sciascia come un concetto e un principio. Concludo su questo romanzo facendo notare una cosa sfuggita a molti, ovvero che nelle pagine sciasciane a mio avviso c’è anche un qualcosa di religioso. Un qualcosa che ben si ritrova nella frase tratta dal Vangelo Secondo Giovanni 3, 19.21, che recita cosi: “La luce è venuta nel mondo. Chi opera la verità viene alla luce”. La luce evangelica in questione è Dio, che rappresenta la Giustizia, la Verità, e la Libertà; e pertanto lottare contro la Mafia vuol dire divulgare e portare il messaggio cristiano, nel cuore e nello spirito delle persone oscure e cattive, con lo scopo di convertirle e riportarle sulla strada della luce. Un messaggio, che si basa, sulla pace, sulla fratellanza, e sulla giustizia.

Il 1966 è l’anno del romanzo A ciascuno il suo dove nuovamente ritorna il tema della Mafia, che stavolta coinvolgerà il professore di Italiano e Storia, Paolo Laurana, che indagherà personalmente nell'irrisolto omicidio di un farmacista e di un suo amico, vittima innocente e puramente causale. Una mafia, quella di questo romanzo, che ben si ramifica socialmente nell'Italia degli anni Settanta, contraddistinta dal massiccio sviluppo lavorativo nelle fabbriche e dal fenomeno dell'espatrio. In conclusione, questo romanzo sciasciano vuole andare oltre alla classica storia di mafia e camorra, perché il suo principale scopo è quello di investigare le luminosità, le particolarità, le povertà, le paure, le sanguinose faide, e le salvaguardie architettonico-artistiche della Sicilia. Inoltre, e concludo veramente, questo romanzo ben rappresenta l'idea che aveva Leonardo Sciascia della scrittura, che era da lui concepita come un'arma per creare e schiarire le oscure brume psico-esistenziali, attraverso l'utilizzo di registri veristici e narrazioni secco-cronachistiche.

Il 1974 è l'anno del romanzo Todo Modo dove è rappresentato il triangolo mafioso Stato-Democrazia Cristiana-Chiesa, che è ancora oggi presente. Triangolo che non riguarda solo la politica nazionale, ma anche quella comunale-amministrativa, dove ancora oggi vecchi democristiani fanno di tutto pur di ritornare al potere, senza farsi problemi nell'utilizzare infamie e diffamazioni psico-fisiche. Romanzo in cui i valori e i principi cattolici e cristiani si inquinano con le ombre della modernità, trasformandosi anche loro involontariamente o volontariamente in strumenti di potere, che vengono utilizzati, a loro volta, per accrescere la corruzione e l’immoralità. Un'opera quella di Sciascia, che ben rappresenta l’Apocalisse della Democrazia Cristiana rappresentando boss mafiosi senza volti, ma mascherati.

Pertanto cari amici, lettori, e compagni di vita leggetevi e rileggetevi Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, e Todo Modo, senza considerarli come dei semplici e meri passatempi di lettura, ma tutt’altro, ovvero come degli strumenti da usare per la lotta contro la Mafia e tutte le Mafie del Mondo.

 

Stefano Bardi


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