Parto da alcune dichiarazioni informative: sono da tempo immemorabile una federalista europea. Come erano alcuni grandi politici del dopoguerra, in Italia, Francia Germania e Spagna: essere antifasciste/i, antinaziste/i, antifranchiste/i, antipetainiste/i era la premessa ovvia per dichiararsi a favore della costruzione di un'Europa democratica che salvasse arricchisse diffondesse sul pianeta la ricchezza della storia europea.
Quel disegno non si è realizzato. La crisi europea è di tutta evidenza e strali contro l'Europa vengono lanciati qua e là senza ritegno alcuno. Ma con la prospettiva (!) di tornare indietro, soprattutto finanziariamente, all'Europa del periodo tra le due guerre mondiali. Che proprio non voglio, dato che come prima caratterizzazione politica ha pure il ritorno a razzismi e nazionalismi.
Resto europeista e federalista.
Recentemente ho trovato interessanti osservazioni a proposito di “Europa dei Popoli”, non degli stati. E da qui muovo per riprendere la prospettiva dell'unità del continente europeo che, se non trova una dimensione -appunto- continentale, perde la sua stessa possibilità di sopravvivenza storica. È vero “che passano le città passano i regni” e che tutto è destinato alla morte, ma favorire la morte d'Europa, invece della sua possibile vitalità, significa privare l'umanità e la sua storia di una componente molto importante. Infatti il nostro piccolo pianeta è degno di memoria e durata.
In Europa si sono sperimentate le più grandi forme di organizzazione politica, di espressione giuridica, di diffusione religiosa, di linguaggi d'arte, musica ecc. ecc. Basti ricordare conclusivamente che le lingue culturali parlate al mondo sono spesso europee: l'inglese, il francese, il tedesco, l'italiano, lo spagnolo, il portoghese.
Mi è stata mossa l'obiezione che sarebbe meglio dire “Europa dei cittadini”: ma, se non si premette “delle cittadine”, si comincia subito cancellando la maggioranza della popolazione d'Europa (e del resto del mondo). Inoltre il termine “popolo”, che ha oggi cattiva stampa per i populismi esistenti, ha invece la funzione di fondamento della sovranità nel nostro paese: la Costituzione afferma al secondo comma dell'art.1 che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita ecc. ecc.”.
L'impasse in cui si dibatte l'Europa oggi è la sua impossibilità di avviare proporre provare tentare la definizione di proprie competenze, materie, ambiti. Non esiste una politica estera europea, non una politica finanzaria né fiscale, nessuna materia unitaria può essere agita. Ogni volta debbono trovarsi unanimi i 28 ministri degli esteri, o i capi delle polizie ecc. ecc. Gli stati nazionali europei sono l'insuperabile ostacolo all'Europa unita. I loro confini mantengono l'insuperabile vincolo di leggi ordinamenti decisioni immobilmente. Senza il loro superamento l'EUROPA NON SI PUÒ FARE. Ecco allora aprirsi la via delle “regioni poste sui confini”, tutte miste e come predestinate ad essere sulla base popolare regionale federale dei loro popoli l'humus dell'Europa federale dei popoli. Qui vorrei inoltrarmi, in seguito, per oggi basta così.
Lidia Menapace