Il 15 marzo 2011 iniziarono in Siria le proteste popolari contro il regime di Bashar al-Assad, volte a riformare radicalmente la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th. La rivolta sfociò nell’inizio della guerra ai civili scatenata dal dittatore siriano contro il suo popolo. Da anni chiediamo che in Siria le diplomazie si impegnino per l’intervento della giustizia internazionale.
Come in ex-Yugoslavia, in Sudan e in Ruanda, senza un giusto processo contro chi è accusato di crimini di guerra sarà impossibile riprendere il filo della pace e della convivenza. Riteniamo inaccettabile il silenzio su questa terribile vicenda di gran parte della politica, malgrado gli oltre 400.000 morti e i milioni di profughi nella peggiore guerra della storia recente. Il Parlamento e il Governo italiano, l’Europa, devono mettere al primo punto della loro agenda la Siria, partendo dall’assunto che “Non c’è Pace senza Giustizia” e che Bashar al-Assad non può rappresentare il futuro di quel martoriato Paese dopo aver contribuito attivamente alla strage di civili.
Anche per questa vicenda siamo convinti che serva più Europa, per affrontare con una politica estera comune e incisiva questa tragedia e non in 27/28 staterelli, ognuno con i propri egoismi e il proprio tornaconto, che fanno solo l’interesse dei tanti interessi che si scontrano in Siria a colpi di bombardamenti e armi chimiche sulla pelle della popolazione inerme.
Lo abbiamo chiesto nel nostro appello e lo ribadiamo: Assad e tutti i criminali di guerra, del regime al potere o dei suoi oppositori, devono essere deferiti davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e processati per crimini contro l’umanità”.
Si può aderire all’appello QUI.
Silvja Manzi e Igor Boni
tesoriera e membro della Direzione nazionale di Radicali italiani