Il dizionario del diavolo* dello scrittore e giornalista statunitense Ambrose Bierce (1842-1914) è un testo che fa sorridere lasciando amarezza; l’autore, con tagliente ironia, porta in scena il teatrino dell’ipocrisia umana e dei vizi e peccati commessi, più o meno coscientemente, da tutti noi.
Un dizionario zeppo di cinici aforismi che svelano la brutalità del “male”.
In una di queste pagine si legge: Le calamità sono di due specie: la disgrazia che capita a noi e la fortuna che capita agli altri.
Ammettiamo pure – con qualche riserva – la veridicità di questo assioma.
Eppure quante volte, di fronte al successo strepitoso di una persona abbiamo espresso sarcasmo e sdegno! Indubbiamente di fronte a certe fulminee carriere, a certi strepitosi successi si può anche gridare allo scandalo… Nessuno, però, ammetterà di essere attaccato dal segreto veleno dell’amarezza e della gelosia quando a trionfare è un amico poiché… dell'invidia ci si vergogna più di ogni altro misfatto.
Aveva proprio ragione Oscar Wilde quando affermava che è molto più facile abbracciare e consolare un amico provato dal dolore e dalla disgrazia che applaudirlo con sincero entusiasmo nel momento della sua ascesa alla celebrità.
Può tornare utile e significativo, per la normale esperienza, ricordare la teoria di alcuni psicologi i quali danno all’invidia il volto della mediocrità: si sostiene che all’origine dell’invidia sta la consapevolezza della propria mediocrità. L’invidia come risultato del confronto del proprio io con l’altro, riconosciuto più capace; ma invece di accettare il proprio limite e la realtà ci si lascia rodere dallo scontento.
Gli invidiosi sarebbero allora tutti dei mediocri?
Non credo. (g.r.)
* Edizione BUR - Bibliteca Universale Rizzoli, 2014, pp. 167, € 8,50.