Alessandra Altamura
Siamo gli eroi del circo
EIF 2018, pp. 98, € 12,00
Quando si vive nella normalità del quotidiano non si pensa a quanto ciò sia prezioso: la vita bella non una vita straordinaria, è quella che fai quotidianamente e che non pensi di cambiare. Questa è la riflessione di Talal, giovanissimo profugo siriano che ha trovato rifugio in una cittadina turca, Mardin, poco oltre il confine.
È uno dei pochi fortunati sopravvissuti alla distruzione di Aleppo da parte delle forze governative, da Al Qaeda e dall’Isis, e delle bombe straniere pro o contro Assad.
La Altamura cerca la oggettività facendo analizzare la tragica situazione siriana dai suoi personaggi, in dialoghi serrati ma non ostili tra un adulto musulmano ed un armeno. Ognuno ha la sua visione e le sue ragioni.
Questo non impedisce al dolore di tracimare. E soprattutto non evita lo sgomento stupito della sua voce narrante, Talal: «adesso lo vede chiunque il nostro genocidio, c’è internet, i giornali, tutto è in diretta; anche se vogliono nascondere i colpevoli quello che non possono nascondere è che stanno ammazzandoci tutti».
Aleppo è un cumulo di rovine, i bambini sono così terrorizzati che non riescono nemmeno a piangere e dipingono immagini di dolore sui brandelli di muri rimasti in piedi.
Da lontano Talal sogna la sua città, bella com’era prima della guerra, dove ha vissuto una dolcissima amicizia amorosa con Anush, dove ha lasciato i ricordi più cari di una infanzia vissuta in una giusta agiatezza, con figure di riferimento affettivo di grande importanza. Allora la convivenza con vicini di religione diversa era la normalità e diventava strumento di crescita.
Talal lavora in un circo e studia medicina, perché vuole curare la sua gente nel corpo e nello spirito.
Il circo è il simbolo della convivenza nella diversità, “al circo non importa da dove vieni”, è l’opposto della guerra perché dona sorrisi: “è spacciatore di sorrisi e trafficante di buonumore”.
Lavorare in un circo è un modo per sopravvivere al dolore ed alla nostalgia, quella che scende nel profondo quando Talal spinge lo sguardo verso la sua terra e ne immagina i colori, i profumi, le voci, quelli della vita normale: «di notte seguo la voce del muezzim. Viaggio con l’eco di quel canto insieme al vento, insieme al tempo, e mi sembra di essere nella mia casa di Aleppo».
Musulmano ma non praticante, non lo aiuta più nemmeno la fede, non trova spiegazioni davanti ai morti bambini uccisi con armi chimiche, davanti agli attacchi agli ospedali, davanti alla cancellazione della vita e della dignità umana.
Alessandra Altamura crea una storia verisimile che ha solide fondamenta, perché lei parte sempre da una ricerca accurata, da contatti con chi conosce le situazioni perché le ha vissute, da viaggi frequenti. Sempre sensibile alle problematiche sociali, questa volta si accosta con abilità ed insieme con leggerezza al problema più scottante e drammatico del medio oriente.
Marisa Cecchetti