Lunedì 12 marzo 2018, in diretta streaming (»» QUI) dalle 9 alle 13 si svolge all’Università degli Studi Roma Tre la Conferenza degli Studenti sulla metodologia Decoding the Disciplines, sperimentata sin dal 2016 da accademici di istituzioni di istruzione superiore situate in Belgio, Irlanda, Italia, Lituania. Il network di istruttori ed esperti lavora in parallelo e in stretto collegamento per la validazione della nuova strategia anti dispersione.
Gli antecedenti della metodologia si possono far risalire al Mastery Learning, o apprendimento della padronanza, di Benjamin S. Bloom, psicologo e pedagogista statunitense. Sin dal 1956 si dimostra come l’insuccesso scolastico non dipenda dal quoziente di intelligenza degli studenti, bensì dalla capacità del docente di proporre la disciplina per acquisizioni progressive, così da condurre a saper padroneggiare il compito. Le implicazioni del modello tassonomico di Bloom, secondo il quale i docenti vanno formati ad organizzare l’insegnamento intervenendo tempestivamente, dove necessario, e non attribuendo ai ragazzi responsabilità improprie, hanno avuto una risonanza mondiale, al punto da generalizzare lo stesso lessico pedagogico dell’insegnamento per prerequisiti, obiettivi, processi, valutazione, feedback.
Alla base del Mastery Learning vi è la convinzione profonda che l’allievo apprenda con diligenza e efficacia quando il docente sa affrontare il problema di quello che si vuole insegnare con sensibilità, sistematicità, chiarezza. Si sposta quindi l’accento dallo studente all’insegnante per dire che non esistono ragazzi svogliati ed annoiati. Ci sono invece docenti da preparare meglio al passaggio della conoscenza, indubbiamente ben posseduta, a tutti i livelli di istruzione. Senza voler mettere in discussione il valore del docente, ci si impegna a rivedere l’impostazione mentale dell’insegnare, capovolgendo il centro di attenzione dal soggetto alla disciplina, e poi indietro, dalla disciplina allo studente e quindi al docente. Lo studente può apprendere se l’insegnante aiuta allo sviluppo delle capacità di comprensione del ragazzo. Le difficoltà vanno evidenziate, si stabilisce il tempo necessario per il loro superamento, fino al raggiungimento del traguardo assegnato. Il punto di forza della proposta americana è proprio la rinuncia all’abbandono del ragazzo in difficoltà di apprendimento. Dopo decenni di lavoro scientifico sul Mastery Learning, i ricercatori statunitensi dell’Indiana University-Bloomington hanno generato la metodologia Decoding the Disciplines, articolata in sette stadi, con il dichiarato proposito di aiutare gli studenti partendo dalla formazione dei professori universitari. Davanti all’ostacolo che si presenta nello studio delle discipline universitarie, si possono assumere per lo meno due atteggiamenti: di rinuncia o di superamento del blocco conoscitivo. La scuola pragmatista e tassonomica insegna che cosa fare per superare l’ostacolo. È necessario orientare gli studenti ad apprendere a livello di analisi, sintesi, valutazione facendo piccoli passi in avanti, secondo una progressione circolare che parte dalla definizione dell’ostacolo, o bottleneck, per poi arrivare a feedback di controllo e di sviluppo della conoscenza. Non basta che i professori di fisica, chimica, matematica, storia, geografia, pedagogia, per fare solo qualche esempio, posseggano la disciplina, è necessario che sappiano farla rivivere nello studente che è inesperto, rispetto al maestro. A scuola e all’università ci si aspetta che lo studente capisca, che entri agevolmente nella disciplina ed apprenda con successo. Ma per apprendere bisogna avere la consapevolezza del blocco conoscitivo, occorre saper dire che cosa si frappone al cammino conoscitivo, e solo dopo una minuziosa descrizione dell’ostacolo concreto è possibile trovare la soluzione appropriata. La metodologia del Decoding the Disciplines è interdisciplinare e interculturale, riguarda tutte le discipline, sia umanistiche che scientifiche, ed affronta anche questioni nevralgiche sulle diversità di genere, di età, di cultura, di ceto, di linguaggio, di mentalità, di costume. La Conferenza del 12 marzo è stata preparata per mettere studenti, docenti, esperti in situazione di apprendimento attivo e partecipato. In luogo di presentare relazioni di riflessione teorica e scientifica sulle strategie dell’insegnante e sui punti critici dell’insegnamento, si è scelto di far convergere i partecipanti in focus group orientati alla ricerca del bottleneck che impedisce di avere confidenza con la disciplina e che induce, talvolta, a considerarla poco importante nella crescita personale, culturale e professionale. Professori e dirigenti chiederanno a studenti, compresi tra i 18 e i 30 anni di età, di descrivere in dettaglio il momento del blocco conoscitivo, sviluppando una adeguata conversazione disciplinare. Lo studente guida di fatto il dialogo pensando alla propria esperienza di studio, mentre il docente dovrà essere pronto a raccogliere il risultato dell’elaborazione, verbale o grafica, ponendo domande di raccordo e di organizzazione del pensiero. L’esperto, osservatore partecipante comunica alla fine il processo svolto nel gruppo e permetterà a studenti, professori e dirigenti di leggere e decodificare il processo realizzato in aula. L’evento moltiplicatore del Decoding the Disciplines in Italia è una proposta pedagogica al suo primo stadio sperimentale e per questo merita considerazione da parte di chi vive i problemi della dispersione e dell’abbandono degli studi; nonché, da parte delle istituzioni che organizzano le iniziative di scuola-lavoro. Il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca sta lavorando al patrocinio del Progetto, ha inoltre inviato l’informazione della Conferenza a tutte le scuole, di ogni ordine e grado, provvedendo anche a pubblicare la notizia del Programma nel sito dell’istruzione.
Sandra Chistolini
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della Conferenza degli Studenti del 12 marzo 2018