E mentre l’ex IGDO (o OGDO?) grida vendetta per la sua deprecabile sorte – che potrebbe rivelarsi peggiore di quanto si possa immaginare, a scapito di una cittadinanza dormiente e consenziente così come la vuole chi l’amministra al momento e chi a sua volta dovrebbe controllare il fatto o non fatto o mal fatto degli enti locali –, nel comune di Ciampino si va consumando un’altra criminosa scempiaggine nella quasi totale acquiescenza delle parti più o meno interessate o comunque coinvolte per ragioni di vivibilità come i residenti. Solo grido d’allarme e di sdegno ripetutamente lanciato da associazioni e comitati cittadini, Ciampino Bene Comune in testa, per il resto buio pesto e silenzio assenso. I bei discorsi e buoni propositi da notte di Natale piovono al bisogno dalle crepe del Municipio, senza seguito e senza costrutto. Per guadagnare o perdere tempo, dipende. Mentre dalla Regione Lazio i “Lupi” ci girano attorno profferendo e ritirando proposte utili al momento.
Stavolta si tratta del complesso della Marcandreola, situato su una bella porzione della Tenuta del Muro dei Francesi e che in tanti – più o meno dichiaratamente – si contendono ma nessuno sembra realmente volere.
Non ci andremo a perdere nei dettagli, certe faccende si sa prosperano nella fumosità più insana che le rende difficilmente inquadrabili. Basti ricordare che si tratta di una vasta area – circa 35.000 metri quadrati – su cui sorgono i due casali secenteschi e la chiesuola, il portale barocco e il muro di cinta. Il tutto in evidentissimo stato di abbandono e in avanzato e progressivo disfacimento, nonostante il vincolo della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Lazio che pende sull’intera area della storica Tenuta (in parte privata e in parte comunale per complessivi 20 ettari), rinnovato tra l’altro nel 2015 in seguito allo scalpore suscitato dalla scoperta di uno straordinario sito archeologico – la villa di Messalla e le sette statue del ciclo dei Niobidi – che nel 2013 accentrò l’attenzione internazionale.
Tornando alla ‘Marcandreola’ – e al bendidio che rappresenta in un territorio sempre più squallido e malsano (ma non si era detto che proprio lì sarebbe sorto il Parco dei casali?) –, si sta assistendo all’ennesimo sfregio alla città e ai suoi abitanti, con la messa all’asta di tanto patrimonio offerto praticamente al costo di un appartamento nei palazzoni di Ciampino al migliore offerente. Che però ancora non spunta fuori mentre si gioca al ribasso. Andate deserte le prime due aste, si attende ora la terza occasione che potrebbe essere anche l’ultima per il comune di Ciampino. Che volendo potrebbe avvalersi dei vantaggi che competono all’Amministrazione, tra cui il diritto di prelazione. Non servirebbe certo ricordarlo, se non fosse che la recente perdita dell’IGDO (o OGDO?) ha insegnato molto a tutti noi: che non si ripeta con la storica area della Marcandreola il misfatto che si è compiuto mandando alla malora il complesso dell’ex Collegio delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù. Quantomeno, non impunemente.
A supporto e ampliamento del quadro della situazione – con annessi e connessi – ci giunge quanto mai opportuno l’intervento di Luigi Zuzzi, storico locale e autorevole voce del Movimento CiampinoBeneComune, che di seguito riportiamo:
All’asta il cuore della Tenuta del Muro dei Francesi
nell’indifferenza di chi amministra la cosa pubblica
L'area del sito ciampinese denominato Tenuta del Muro dei Francesi ha la particolarità di essere tuttora recintata per buona parte da un “muro” che ha garantito nei secoli l’integrità ed un uso agricolo di una parte consistente dell’area medesima. Circa dieci anni fa – in attesa di un utilizzo “più retributivo”, avallato da una variante al PRG comunale – è stato completamente abbandonato dopo aver stincato ettari di vigna. Ma qualcosa nei calcoli di proprietari e costruttori si è inceppato. Circa 20 ettari del sito sono stati sottoposti (muro di recinzione compreso) a vincolo monumentale nel 2015 dalla Soprintendenza del Lazio. Il principio alla base del vincolo si individua nella particolarità che a formare “l’inscindibile unicum” posto a tutela “è l’insieme dei monumenti presenti nell’area”: quelli all’asta, e l’adiacente sito archeologico di rilevanza internazionale.
Ciampino Bene Comune in questi anni si è battuto per questo riconoscimento e nel 2014, ancora prima del vincolo, il sito è stato inserito nella lista mondiale del Word Monument Fund dei siti da proteggere perché a rischio. Un “piano 167” avrebbe scaricato sull’area circa 55 mila metri cubi di materiale edile. Il vincolo ha posto fine all’ipotesi di edificazione. Ma ancora lontano appare l’obiettivo di farne un grande parco pubblico storico e archeologico dove trovare anche posto a un luogo di esposizione degli innumerevoli reperti archeologici rinvenuti nel territorio di Ciampino. Un parco che, per garantirne la libera fruizione, non potrà che essere pubblico.
Oggi l’asta dell’area dei Casali, cuore dell’intero sito, se non ci sarà un intervento delle Amministrazioni (comunale e regionale), ne allontana ancor più la realizzazione.
I due lotti messi all’asta fanno parte di un unicum di 3,5 ettari, inserito in quei 20 ettari vincolati. Comprendono due Casali del ‘600 (il Casale dei Francesi ed il Casale della Marcandreola) che i Colonna utilizzavano come casini di caccia ed a cui si accedeva dal portale monumentale attribuito al Rainaldi rovinato a terra il 28 aprile 2011 e mai risollevato. Sempre all’interno dei due lotti all’asta c’è una Chiesuola (già segnalata nel Catasto Alessandrino del 1659) che ha subito nel luglio 2014 il crollo del tetto, un uliveto secolare di circa 31 mila mq, un vigneto e prati.
Dopo le prime grida dei protagonisti della appena chiusa campagna elettorale, tutto tace e in molti si fa strada il pensiero comodo e fallace che in fondo un Parco sarà fattibile anche dopo che il cuore del sito sarà sbranato tra più privati. Sul doveroso intervento tramite il diritto di prelazione da parte delle amministrazioni pubbliche, che allo stato attuale sarebbe a un prezzo veramente irrisorio, si sta facendo un’indecente melina.
Ma la cosa più assurda l’abbiamo sentita dire dal Sindaco di Ciampino Terzulli che nel rispondere ad una nostra richiesta di chiarimenti in merito, ha affermato che i soldi ci sarebbero, ma non è convinto che ci sia l’inderogabilità prevista per un intervento pubblico in merito.
Il signor Sindaco quindi non sembrerebbe interessarsi al fatto che stiamo parlando di un luogo finora miracolosamente non fagocitato dalla periferia romana, dove la bellezza del paesaggio ancora mantiene un fascino che emoziona; un luogo dove la storia nei secoli, più volte, si è incaponita a lasciare segni indelebili.
Ed evidentemente non gli interessa nemmeno l’occasione di acquisire a un prezzo irrisorio (circa 300 mila €) 3 ettari e mezzo da destinare a verde pubblico, altrimenti introvabili nel territorio comunale, pur guidando un Comune che ha a malapena meno di 3 mq/abitante a fronte degli standard di legge di 9 mq/abitante.
Luigi Zuzzi