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Carlo Forin. Archeologia del linguaggio 2018: kabbalah
Gershom Scholem (Berlino, 1897  - Gerusalemme, 1982)
Gershom Scholem (Berlino, 1897 - Gerusalemme, 1982) 
24 Febbraio 2018
 

Oso affrontare un’impresa formidabile, dopo 27 anni di ricerca linguistica: ricostruire la kabbalah zumera rapportata alle parole italiane in uso oggi.

Chi fosse avvezzo alla concezione cabbalistica ebraica narrata da Gershom Scholem in Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio, Milano, Adelphi 1970, sa che nel medioevo gli ambienti ebraici studiarono il nome di Dio come vertice di una piramide che ricostruiva numeri e parole comuni rapportandole al nome di Dio.

Non ho trovato ancora chi abbia notato che l’uso ebraico fu fondato sull’uso zumero rimeditato.

Con una differenza non da poco: i zumeri si riferirono ai primi sette dei col potere creativo del me.lam.mu, ovvero con la parola che, pronunciata dalla divinità, crea cose. piante. animali. persone.

Intanto, smettiamo di propalare sciocchezze, come quella del numero sette nato con la Bibbia. Ovvero: bibbi.a è espressione sumera comprovata da bibbi, il demone di Terra e del peso della parola, privo del finale –a, ‘seme’. Dunque, la conclusione è: se anche bibbia è parola linguisticamente zumera, l’insieme da osservare è prezioso.

Ho finito il 2017 raccontando ‘insieme’ in zumero.

Non credo che sarò capace di individuare esattamente le sette piramidi linguistiche zumere, anche perché non sono neppure riuscito a definire con precisione le sette divinità dotate del potere del melammu, ripetutamente cambiate nelle diverse lingue.

Tuttavia, spero di tracciare molti fili etimologici.

L’intagliatore di pietra kab-sar:

(lu2 –grown man-)kab-sar

stone carver [intagliatore di pietra] (‘cross-piece’ + ‘to inscribe’).1

mi invita a provare. Vi darò conto di quanto scoprirò man mano.

 

Carlo Forin


1 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 134.


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