Dopo 183 ore dall’avvio dell’iniziativa nonviolenta il leader radicale Marco Pannella ha sospeso lo sciopero della sete e prosegue quello della fame. Nella sua prima fase, l’azione era volta ad ottenere dal governo italiano un impegno straordinario diretto a scongiurare l’esecuzione dell’ex rais iracheno Saddam Hussein, atto che avrebbe guadagnato all’Iraq un processo degno degli standard di uno Stato di diritto e avrebbe innescato in tutta l’area mediorientale un dibattito sulla validità della nonviolenza come alternativa alle dittature e alla guerra. Ancora una volta, come già in occasione della campagna Iraq libero che offriva una proposta alternativa all’intervento armato, la comunità internazionale ha ritenuto di percorrere una strada differente e alle 6 di mattina - ora di Baghdad - del 30 dicembre scorso, Saddam Hussein è stato impiccato, portando con sé la possibilità per kuwaitiani, curdi e iraniani di veder celebrare il processo all’ex dittatore per gli atti criminali compiuti nei loro confronti durante gli anni del regime e l’opportunità, per tutti, di conoscere la natura dei rapporti intercorsi tra Saddam e le cancellerie occidentali.
«In tal modo si regala un Martire al terrorismo internazionale» ha commentato Pannella subito dopo l’esecuzione della condanna, aggiungendo «Ma si chiude la bocca al complice. E si esporta nel mondo inciviltà, e disperata barbarie».
Nel corso di una conferenza stampa, il 30 pomeriggio, Pannella ha definito gli obiettivi della seconda fase della sua azione nonviolenta, arrivata alla 88ª ora di sciopero totale della fame e della sete, chiedendo alle forze politiche di maggioranza e opposizione di impegnarsi affinché la prima proposta italiana al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite riguardasse la moratoria universale delle esecuzioni capitali e delineando anche le possibili modalità: convocazione dell’Assemblea generale in seduta straordinaria oppure inserimento della proposta di risoluzione all’ordine del giorno della sessione in corso.
Nel pomeriggio del 2 gennaio, primo giorno di lavoro dell’Italia come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, il Presidente del Consiglio Romano Prodi, informato dal Capo dello Stato delle preoccupanti condizioni fisiche di Pannella, annuncia che l’Ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro, Marcello Spatafora (foto), ha presentato in sede di Consiglio di Sicurezza la proposta del governo italiano per la moratoria. Durante una successiva telefonata tra Prodi e Pannella, il cui contenuto è stato poi riferito alle agenzie di stampa dallo stesso Presidente del Consiglio, Pannella esprime l’intenzione di verificare l’effettiva corrispondenza della proposta agli impegni pubblicamente assunti dal governo e chiede che gli venga trasmessa la proposta presentata all’ONU del cui contenuto non è informato neppure il Presidente del Consiglio e che gli sia illustrata la procedura che il governo intende attivare per portarla a buon fine.
(da Azione radicale transnazionale, 3 gennaio 2007, ore 15:20)