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Odissee. Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi
25 Gennaio 2018
 


Torino presenta nella sede di Palazzo Madama fino al 19 febbraio 2018, la mostra Odissee. Diaspore, invasioni, migrazioni, viaggi e pellegrinaggi” allestita nella Corte Medievale.

L’esposizione, ideata dal direttore di Palazzo Madama Guido Curto e curata insieme agli storici dell’arte del museo, racconta il cammino dell’Umanità sul pianeta Terra nel corso di una Storia plurimillenaria. In mostra un centinaio di opere provenienti dalle raccolte di Palazzo Madama e dai vari musei del territorio e nazionali: dipinti, sculture, ceramiche antiche, reperti etnografici e archeologici, oreficerie longobarde e gote, metalli ageminati e miniature indiane, armi e armature, avori, libri antichi, strumenti scientifici e musicali, carte geografiche, vetri, argenti ebraici e tessuti.

Il percorso si articola in dodici sezioni: la preistoria, i viaggi mitologici di Ulisse ed Enea, La Diaspora ebraica, l’espansione dell’impero Romano, le cosiddette invasioni Barbariche, l’espansione Islamica, le Crociate, i Pellegrinaggi, le Esplorazioni, le migrazioni contemporanee.

La mostra prende il via dal lento processo di diffusione della specie umana sulla Terra iniziato 60-70.000 anni fa dall’Africa verso gli altri continente. Interessante l’approfondimento sul concetto di “razza” che trapela vivacemente tra le immagini, i testi in catalogo e gli oggetti esposti. Qui viene chiarito che la genetica umana, oggi assai sofisticata, ha dimostrato che la diversità biologica tra due individui qualsiasi della nostra specie è dovuta per l’85% al fatto che appartengono appunto alla stessa specie, e per il 10% al fatto che la loro origine geografica si colloca in continenti diversi, portando la differenza del colore della pelle, che più di ogni altra ha alimentato lo stereotipo razziale, occupa nello spettro della diversità biologica una frazione minima. A questa frazione tuttavia è stato associato il massimo valore sociale e culturale perché il nostro occhio è capace di distinguere differenze di colore e di forme, ma non differenze in sequenza di DNA, ben più determinanti nella nostra vita biologica.

Alla radice del problema del razzismo sta la risposta a un problema più fondamentale che la scienza da sola non può risolvere: dobbiamo augurarci una società culturalmente omogenea oppure una società multiculturale? La natura, e forse anche la cultura, ci hanno indicato che le affermazioni: 1) tutti gli individui sono uguali, 2) tutti gli individui sono diversi, conducono a pregiudizi cui può attingere l’ideologia razzista, è compito di chi si occupa di scienze biologiche, sociali e politiche indicarne le armi educative con cui combattere tali pregiudizi. È necessario ricordare che né il comportamento razzista è la necessaria conseguenza di un pregiudizio razzista dell’esistenza o meno di “razze” umane geneticamente indefinibili.

La mostra prosegue grazie a un impulso innato all’esplorazione ben rappresentato nella sezione Odissee.

L’Odissea omerica è il vero prototipo letterario del viaggio nella civiltà occidentale e, oggi, un po’ in tutte le culture del pianeta. Il suo protagonista Odisseo o Ulisse, è uomo “polytropos” e “polymetis”, dai molti lati, dalle molte intelligenze. Tra gli eroi che combattono a Troia è, già nell’Iliade, il primo vero e proprio homo sapiens sapiens della letteratura: colui che, unico, pensa sempre prima di agire. La stessa distruzione di Troia non possa essere presa con la forza, ma debba invece essere espugnata con l’inganno. Ѐ lui, infatti, a inventare il famoso cavallo di legno.

Da Troia arsa in cenere sono due i personaggi miticamente centrali che partono: il troiano Enea, uno degli sconfitti, cui la semplice necessità della sopravvivenza richiede di “emigrare” e trovare un luogo dove fondare una “nuova” Troia; e il greco Ulisse, uno dei vincitori che affrontano il difficile ritorno a casa. Ulisse sfiora, nella concezione giudaico-cristiana, l’errare di Abrano e poi del popolo di Israele nell’esodo, sino a divenire, nella versione forse più importante dopo Omero, quella di Dante, precursore dell’uomo dedito all’esplorazione del mondo.

E nell’Odissea dantesca, quella del canto XXVI dell’Inferno, i poeti, gli interpreti, e i navigatori stessi del Rinascimento vedono Ulisse come antenato di Cristoforo Colombo (Tasso) e di Amerigo Vespucci (Vespucci stesso), oppure come scopritore e fondatore della “Nuova Spagna”, cioè la civiltà americana (Pedro Sarmiento de Gamboa). Tale visione si amplierà e approfondirà nel secolo XIX, quando l’Ulisse del vittoriano Tennyson ispirerà gli esploratori e conquistatori britannici dell’Africa e, non più di un secolo fa, coloro che tenteranno di vincere l’Antartide. Del resto l’Odissea ritorna, proprio in questa dimensione, sul finire del secolo scorso, nella trama e nel titolo di 2001: Odissea nello spazio, il celebre film “fantascientifico” e “fantastorico” di Stanley Kubrick.

Dopo un focus sulla diaspora ebraica, dall’antichità al XIX secolo d.C., il tema del viaggio è analizzato rivolgendo lo sguardo alla rapida espansione dell’Impero Romano lungo le vie consolari, che viene poi messo a confronto con le contrastanti “invasioni” delle popolazioni germaniche e asiatiche in arrivo da Ovest verso Sud. In seguito alle quali, dal IV secolo d.C., avviene una profonda trasformazione del tessuto istituzionale e sociale dell’impero romano, fino alla sua repentina disgregazione. Alcuni reperti di arte ostrogota e longobarda rinvenuti in territorio piemontese testimoniano l’immissione di tradizioni e stili di vita che contribuirono nei secoli a definire progressivamente l’identità europea.

Momento cruciale è il confronto tra grande tradizione della cultura islamica e le élites europee avvenuto con le Crociate, germe di parallelismi anche culturali e figurativi. Comune a tutti i tempi e a tutte le religioni è la pratica del pellegrinaggio, che porta ogni anno milioni di persone a sportarsi, solitarie o in massa alla ricerca di un contatto più diretto con il sacro.

Il racconto prosegue con I viaggi di esplorazione verso l’Africa, alla ricerca di una possibilità di circunavigare il globo verso Oriente e verso Occidente, che portarono alla scoperta dell’America e successivamente a una politica di colonizzazione di nuovi territori da parte delle potenze europee.

Gli oggetti in vetro provenienti dal Museo dell’arte vetraria di Altare (Savona) e un pianoforte meccanico di inizio Novecento del Musée Savoisien di Chambéry sono invece gli emblemi di quell’emigrazione di cittadini italiani che tra Otto e Novecento si spostarono in Francia e in Sud America in cerca di un futuro migliore portando con sé competenze professionali importanti per lo sviluppo economico e culturale dei loro Paesi d’adozione.

Il percorso si conclude con un accenno alle migrazioni di oggi, emblematicamente rappresentate da un’opera specchiante dell’artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto intitolata Love Difference che raffigura il bacino del Mar Mediterraneo sullo sfondo di una bandiera immaginaria.

Al centro dell’allestimento si libra un’antica piroga di Panama proveniente dai depositi del Museo civico di Arte Antica di Palazzo Madama, che qui assurge ad emblema del viaggio nei secoli.

 

Maria Paola Forlani


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