…I bambini non erano nella stanza dove litigavamo… qualche volta erano nella loro camera. Cercavo di non farli sentire a disagio… avevano bisogno del padre così sopportavo la violenza per il bene della mia famiglia…, ed ancora: …potevo vedere che i miei figli non si comportavano normalmente. Mia figlia era sempre depressa e mio figlio era molto violento a scuola. Gli insegnanti si lamentavano continuamente…, infine, …per la salute dei miei figli, ho dovuto reagire e porre fine alla violenza… Ho dovuto parlare agli altri che mi stavano vicino e che erano vicino ai miei figli per essere aiutati. Ho dovuto informare gli insegnanti…
Gli stralci sopra riportati sono stati selezionati da alcune biografie di donne con figli spettatori di eventi di maltrattamento. I bambini testimoni di violenza domestica sono vittime almeno due volte. La prima volta quando assistono all’aggressione della madre, e la seconda volta quando imitano i comportamenti appresi in famiglia. Il circolo vizioso della violenza, subita e riprodotta, trova vie di elaborazione nella proposta formativa contenuta nei tre Manuali pubblicati, per la prima volta in italiano, nel volume Piccole vittime da proteggere. Identificare e affrontare le conseguenze della vittimizzazione dei bambini esposti alla violenza domestica, Tricase (LE), Libellula, 2017. I Manuali sono stati prodotti per aiutare i Genitori, gli Insegnanti, gli Operatori sociali a conoscere il danno indiretto provocato in chi vive ripetute situazioni di esposizione alla violenza in casa.
Esperti delle Università di Cipro, Roma Tre, Oradea, Prešov, riuniti nel Progetto DAPHNE III, definito con l’acronimo VI.C.T.I.MS (VICTIMS) VI-ctimizing C-hildren T-hrough I-njuring M-otherS, tra il 2009 e il 2011, hanno studiato scientificamente i processi di vittimizzazione dell’infanzia. I risultati della ricerca europea permettono di comprendere ciò che ferisce le giovani vite. La preparazione pedagogica e la responsabilità sociale orientano l’intervento, nelle forme più adeguate, a sostegno dei minori; mentre la rilevanza del problema invita la famiglia, la scuola, i servizi sociali ad un rinnovato impegno di tutela di chi è più vulnerabile.
L’offesa recata alle piccole vittime è talmente profonda e lacerante da lasciare segni duraturi che compromettono la visione della vita e la stessa progettualità di chi ha sperimentato qualcosa di destabilizzante il mondo dei valori proclamato dagli adulti. Il danno indiretto prodotto nei figli e nelle figlie è stato attentamente circoscritto ed ha evidenziato i tratti caratteristici di vittime e carnefici. La sensibilizzazione alla considerazione degli effetti deleteri, presenti e futuri, sullo sviluppo psico-fisico dei bambini, permette di uscire dalla spirale della violenza e di adottare comportamenti riparativi, non sanzionatori. La predisposizione della consapevolezza delle conseguenze visibili, e non immediatamente visibili, è la condizione di base per intervenire tempestivamente, prevenendo il consolidamento dello stereotipo della violenza, talvolta emulata dagli adolescenti.
I vissuti di donne e bambini sono prove incontestabili della scarsa attenzione al fenomeno del danno indiretto. Il bambino taciturno, la bambina vezzosa, la manifestazione di atteggiamenti di prevaricazione e di dominazione, di rinuncia e di scarsa autostima, di bullismo e di isolamento, di aggressività e di negligenza sono alcuni dei segnali da non sottovalutare. Conoscere, comprendere e recuperare la dignità della persona maltrattata richiede tempi lunghi ed investimenti culturali in grado di restituire la positività di quei significati della vita duramente compromessi dalla violenza. Le donne che riescono ad uscire dal tunnel sono quelle che prendono coscienza del valore imprescindibile della propria persona e della persona dei figli, comprendono di dover affermare il valore universale dei diritti umani, civili e politici che contraddistingue le nostre società. Queste donne riprendono a vivere se stesse quali protagoniste responsabili, senza rinunciare ai propri sogni e alla ricchezza che scaturisce dalla loro intensa umanità. Solo grazie all’atto supremo di consapevolezza, aiutano figli e figlie a rovesciare il processo che vorrebbe annientarne l’esistenza, togliendo speranza e prospettive di crescita.
Nella nuova edizione dei Manuali compaiono gli Approfondimenti iconografici intesi a favorire la partecipazione attiva alla lettura del testo proposto, con una investigazione autonoma delle molteplici raffigurazioni della violenza perpetrata contro i minori, per delimitarla e superarla. (Nota editoriale)