La letteratura tutta, fin dall’epoca più remota, è ricca di apologhi, anche se i più conosciuti in occidente restano quelli greci e latini.
L’apologo – dal greco logos apo logou – è un racconto breve da cui si deduce un particolare insegnamento e, per la sua brevità, è capace di accendere quella fievole luce che... potrebbe illuminare o guidare l’uomo nei propri comportamenti.
Gli aneddoti che illustrano il pensiero e il carattere del cinico Diogene di Sinope (412 – 323 a.C.) del quale non ci sono pervenuti scritti, ma biografie e aneddoti che ne illustrano perfettamente il pensiero e il carattere del filosofo, sono tanti.
In perenne ricerca dell’autosufficienza rispetto ai bisogni giudicati superficiali dell’uomo sociale, egli individuava negli animali, nei mendicanti e nei bambini i modelli di vita naturale.
Famoso per la stravaganza dei costumi e la spregiudicata indipendenza verso i potenti, riporta, mestamente, al contraltare del vivere di oggi, dove domina la ricerca spasmodica del successo, della “visibilità”, della ricerca di ogni comodità.
Nella “Vita di Alessandro Magno” – da Vite Parallele di Plutarco – si legge:
«Il re in persona andò da lui (Diogene) e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello: “Scostati un poco dal sole”. A tale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d'animo di quell'uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, egli disse: “Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene”».
Esempio di libertà profonda che ben pochi sono capaci di conquistare e trattenere stretta perché non venga sostituita dai miti della carriera e dell’alterigia.
Soprattutto credo che il cinico Diogene abbia voluto affermare che veramente poche sono le cose necessarie: il sole, la luce come sorgente di vita, bellezza, natura.
Si ricorda un altro aneddoto riportato dall’altro Diogene, soprannominato Laerzio, vissuto tra la fine del II sec. e l’inizio del III sec. d.C. nelle sue Vite dei filosofi. Qui la scena si sposta su Socrate famoso filosofo dell’antica Grecia, il quale osservando le merci in vendita al mercato esclama: “Di quante cose non ho bisogno!”... per poi continuare: “Avendo così pochi bisogni che meno non si potrebbe, sono vicinissimo agli dèi”…
E, sempre in Vite dei filosofi, lo stesso Diogene Laerzio, scrivendo di Diogene il Cinico, narra che un giorno uscì con una lanterna sotto un sole splendente, e, alla domanda su che cosa stesse facendo, rispose: “cerco l'uomo!”… intendendo che andava alla ricerca di quell’uomo che vive secondo la sua più autentica natura, l'uomo che, aldilà di tutte le esteriorità, le convenzioni o le regole imposte dalla società e, aldilà dello stesso capriccio della sorte e della fortuna, ritrova la sua genuina natura, vive conformemente a essa e così... (forse!) potrebbe …essere felice. (g.r.)