Nei giorni scorsi i rappresentanti dei Governi di 27 Stati Membri hanno deciso (in due casi a sorteggio) la nuova sede delle Agenzie attualmente basate nel Regno Unito (Agenzia per i Medicinali e Autorità bancaria europea). La procedura “straordinaria” proposta da Donald Tusk, il Presidente del Consiglio Europeo, e da Jean-Claude Juncker, il Presidente della Commissione, non ha una base giuridica nei trattati e deve quindi essere formalizzata in due proposte legislative che la Commissione ha già presentato al Consiglio (29 novembre) e che prevedono una decisione del solo Consiglio sulla nuova sede delle Agenzie. Da notare anche in queste proposte legislative che fissano al 30 marzo 2019 la data ultima per il trasferimento delle agenzie, l’intento dei promotori di questa procedura “straordinaria” di stabilire un punto di non ritorno per quanto riguarda il Brexit.
Al di là del ricorso surreale “alle monetine” evidenziato da Matteo Renzi, la cosa che più preoccupa in tutta questa vicenda, è il silenzio assordante del Parlamento europeo. L’istituzione che, insieme al Consiglio dei ministri, ha provveduto alla creazione e alla definizione dei compiti delle Agenzie non si è finora espresso sulla compatibilità con i Trattati della procedura voluta da Tusk e Juncker o, in altre parole, sulla legalità di una procedura che lo esclude dalla decisione che riguarda la definizione delle sedi delle Agenzie.
Come ricordato da esperti in materia e tra questi Emilio De Capitani, Visiting Professor alla Queen Mary Law School di Londra, l’articolo 341 del Trattato riserva ai governi la definizione delle sedi delle sole istituzioni europee. La regola generale è che la definizione delle sedi di altri organismi ed agenzie non esplicitamente previsti dai Trattati deve essere decisa dallo stesso legislatore che ne decide la creazione in quanto la sede è una condizione indispensabile per la loro operatività. Va ricordato che perfino nei pochissimi casi in cui la creazione delle Agenzie è prevista dai Trattari (EDA, EUROPOL, EUROJUST), la loro creazione e la definizione delle rispettive missioni è decisa dal legislatore europeo, quindi dal Parlamento europeo in co-decisione con il Consiglio.
Secondo i trattati la scelta delle sedi delle Agenzie è quindi sottoposta alla procedura di co-decisione. Sono il Consiglio ed il Parlamento europeo che hanno congiuntamente la responsabilità ed il dovere di prendere in modo trasparente e democratico la decisione in merito al trasferimento delle Agenzie in seguito al processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea (e qualora questo processo si concludesse con l’effettiva uscita del Regno Unito).
Il fatto che la Commissione abbia ora sottoposto al Parlamento europeo due proposte legislative in procedura di codecisione non è altro che un mero stratagemma giuridico. Queste contravvengono sia nello spirito che nella lettera ai Trattati. Questi sono in effetti molto chiari. Nella procedura di codecisione (articolo 294), la Commissione sottopone la sua proposta sia al Parlamento che al Consiglio. È il Parlamento europeo che si pronuncia per primo e che trasmette la sua decisione al Consiglio. Inoltre, se come lo prevede la procedura di codecisione, il Consiglio deve decidere alla maggioranza qualificata (55% dei membri del Consiglio che rappresentano almeno 65% della popolazione), è matematicamente impossibile una situazione di pareggio come avvenuta due volte durante le votazioni del Consiglio...
Se la procedura Tusk/Juncker non venisse contestata dal Parlamento europeo, non solo una eccezione rischierebbe di essere trasformata in regola anche per tutte le materie che riguardano le Agenzie e gli altri organismi creati dal diritto secondario dell’Unione ma sarebbe la stessa procedura di codecisione che verrebbe gravemente indebolita.
Sapranno i paladini dei diritti e delle prerogative del Parlamento europeo mobilitarsi affinché, ora che sono state varate dalla Commissione le proposte legislative di attuazione di queste decisioni, il Parlamento europeo presenti un ricorso in annullamento dinanzi alla Corte europea di Giustizia di Lussemburgo?
Al di là di queste palesi violazioni della legalità europea, si pone il problema centrale per il futuro dell’Unione europea del superamento delle logiche da mercanti di tappeti del Consiglio. Una riforma del Consiglio (dei ministri) non è più rinviabile. Vanno create le condizioni di una governance degna di questo nome nel suo ambito, trasformandolo in una istituzione a tutti gli effetti: un vero e proprio Senato europeo.
Olivier Dupuis
(da Radicali Italiani, 4 dicembre 2017)