In tutto il Mondo, l’omosessualità ormai non è più uno scandalo o peggio ancora una “malattia”, bensì qualcosa di normale perché, alla fine dei conti, sempre di amore si tratta. Omosessualità che anche in Italia eticamente, socialmente, e politicamente sta diventando normale come dimostra la recentissima legge sull’unione delle coppie di fatto, seppur però ancora oggi si verificano persecuzioni, diffamazioni, linciaggi psico-fisici, e omicidi verso coppie di ragazzi che non hanno nessuna colpa, se non quella di amarsi. Parole le mie che sono dedicate a tutte queste giovani e innocenti creature, che lottano per il loro amore all’interno di una società ancora fortemente fascista, razzista, e xenofoba. Parole quest’ultime che potrebbero essere accuse infondate, ma così non sono, poiché basta leggere i fatti di cronaca sulle azioni contro gli omosessuali, le lesbiche, e i transessuali che molte volte sono ad opera di forze di estrema destra come Casa Pound, Forza Nuova, e tante altre ancora che s’ispirano alle idee fasciste o peggio ancora, alle ideologie naziste.
Omosessualità che fu difesa e divulgata in Italia dallo scrittore e attivista Mario Mieli, che durante la sua breve vita di appena trent’anni si batté con forza e tenacia per il riconoscimento dei diritti inviolabili e indelebili degli Uomini. Nacque a Milano il 21 maggio 1952 da una famiglia dal culto ebraico e già in giovanissima età, si trasferì a Londra, dove entrò intensamente in contatto con il Gay Liberation Front, entrando psico-fisicamente nell'attivismo omosessuale. Nel 1977 farà ritorno in Italia dove all'età di diciannove anni fonderà il movimento Front!, che può essere considerato come uno dei primi Movimenti di liberazione omosessuale. Questi movimenti si basavano sulla sicurezza che la liberazione dall'omofobia, poteva e doveva verificarsi dalla presa di coscienza sulla propria personalità, che secondo Mario Mieli e altri teorici è oscurata fin dalla nascita da una società che a quei tempi e ancora oggi, è prevalentemente sessuofoba, razzista, fascista, e xenofoba. Movimento dal quale si distaccherà nel 1974 insieme con altri compagni per motivi politico-ideologiche, poiché essendo loro marxisti, non accettarono la collaborazione fra Front! e il Partito Radicale. Un intellettuale, il Mieli, che sempre si batté e s’impegnò, fino alla sua morte, per il riconoscimento diritti civili con associazioni e gesti estremi come per esempio la coprofagia (trangugiamento di feci). Morì per mano sua nel 1983 ad appena trent'anni per motivi di scoraggiamento mentale e per crucci paterni, che intimi sono e intimi rimarranno, poiché non sta a me in questa sede indagare i conflitti che furono sempre presenti fra Mario Mieli e suo padre. Prima di trattare la sua opera maggiore, dobbiamo spendere due veloci parole sulla sua poetica in generale, riguardante la concezione dell'omosessualità. Secondo il Mieli, ognuno di noi è potenzialmente transessuale nello spirito e nella carne, se non fossimo però stati “ormai” educati da una società che vede l'eterosessualità come la normalità e la transessualità invece, come un’anormalità corporale, una blasfemia etico-spirituale, e peggio ancora come una malattia infettiva. Inoltre e per concludere, la transessualità trattata dallo scrittore milanese non è quella concepita in chiave moderna, ma quella degli anni Settanta, che era concepita come una sessualità polimorfa e “depravata” caratterizzata da un eros multiforme e da un ancestrale ermafroditismo.
Pensiero, quello del Mieli, che è arrivato ai giorni nostri attraverso l'opera Elementi di critica omosessuale, che non è un saggio sociologico e tantomeno un'opera di critica letteraria, bensì la tesi di laurea in filosofia morale da lui discussa, nel 1977. Una tesi di laurea in cui l'omosessualità è letta in due modi, ovvero quello marxista, che concepisce l'omosessualità come libertà e indipendenza; e quello comunista che legge l'omosessualità come rilettura e riscoperta corporale. Secondo Mario Mieli l'eterosessualità e l'omosessualità sono due strade diverse della sessualità, poiché tutti noi potenzialmente siamo plurisessuali o bisessuali. Parole che possono essere lette anche come una forte denuncia nei confronti del conflitto fra l’eterosessualità e l’omosessualità, che da troppo tempo ormai era basato sul concetto di monosessualità, che si basava sul concetto dell’Uomo con un solo sesso. Un’opera che tratta un tema assai sconosciuto e inedito per quel tempo, ovvero quello della pedofilia, che è vista dall’intellettuale milanese, come una liberazione sessuale dell’infanzia che può avvenire solo e unicamente attraverso un rapporto erotico-carnale fra adulti sessualmente consapevoli e bambini. Affermazioni queste che crearono allo scrittore forti e pesanti disamine, che continuano ancora oggi anche attraverso la totale indifferenza dei critici, della sua opera e della sua figura. Tema, quello della pedofilia, che è oggi condannato da tutti, ma va detto a difesa di questo intellettuale che le affermazioni sulla pedofilia da lui espresse furono scritte e declamate all’interno di una società che non era ancora cosciente e consapevole dei gravi danni psicologici creati sui bambini da parte di adulti sessualmente malati, come per esempio il bipolarismo, la vita borderline, gli atteggiamenti feroci, e nei casi peggiori la morte. Parole, le mie, che non vogliono creare scandalo o oscenità, ma vogliono omaggiare un grande intellettuale del Novecento Italiano, che ha lottato in prima persona per la difesa e il riconoscimento per i diritti civili degli omosessuali, che ancora, seppur con una legge che sancisce l’unione delle coppie civili, sono un tema di aperto dibattito a livello politico, etico, sociologico, psicologico, e religioso. Parole, le mie, che sono state scritte e composte in difesa di chi ancora oggi è perseguitato solo perché omosessuale; e che vogliono unirsi alla lotta quotidiana, che viene fatta dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma.
Stefano Bardi