Il bel romanzo di Asmae Dachan parla di noi. Di noi che assistiamo ai servizi dei tg sugli sbarchi e sui naufragi nel Mediterraneo. Di noi che prima esultiamo in cuor nostro dinanzi alle immagini dei giovani che riempiono le piazze in Medio Oriente e Nord Africa, “perfino in Siria”… per chiedere libertà. Di noi che, attoniti e disorientati, cerchiamo poi su internet (di queste tg e tv ne riportano e ne mostrano di meno) notizie e immagini di tutte quelle stragi, dei barbarici bombardamenti, delle macerie di città distrutte.
Ecco, allora, spiegato perché il libro è così coinvolgente. In modo chiaro e diretto, senza ideologie o tesi precostituite ma nell’immediato dipanarsi della vicenda di un giovane siriano ospite del nostro paese a seguito del naufragio del gommone, nel quale ha invece perso la vita, con altri sventurati, l’ancor più giovane sorella, ci fa comprendere il nesso tra quei fatti tremendi della cronaca e della storia più recente. Coinvolgente perché entra direttamente nei nostri pensieri e, al tempo stesso, illuminante perché riesce a mettervi ordine, finendo col fornirci alcune delle risposte che ci mancano.
I personaggi sono altrettante testimonianze di vite semplici e comuni, che divengono presenze palpitanti. È anche per questo, forse, che il racconto ci prende e ci rende talora protagonisti. Perché capire è una necessità intellettuale, ma prendervi parte è il vero modo di concorrere alla liberazione dell’uomo, a cui chiama in questo caso la letteratura.
Un libro da leggere e da far leggere perché è una lettura preziosa, necessaria e anzi indispensabile alla società italiana (cittadini, politica, religione) per comprendere il dramma atroce della Siria contemporanea. E che rivela in Asmae Dachan la levatura di una grande narratrice. (Enea Sansi)
Asmae Dachan, Il silenzio del mare
Castelvecchi, 2017, pp. 187, € 17,50