Devo la notizia della sua morte -al termine di una dolorosa malattia che ignoravo- all'affettuosa generosa sollecitudine di Rosangela Pesenti, che trovatasi a Roma per un altro impegno politico/culturale, saputala, me l'ha comunicata.
Anita ha fatto parte molto intrinseca e importante di quella costellazione splendente e insieme modesta di donne che hanno fondato portato costruito l'Udi e sono state protagoniste di un femminismo molto importante negli anni della Resistenza (sotto il nome di Gruppi di difesa Donne, Gdd) e del primo dopoguerra, durante l'assemblea costituente e dopo.
Erano donne per lo più di modesta condizione sociale e culturale, ma non solo, e di estrazione sociale per lo più popolare, ma non solo. Caratteristico dell'Udi fu sempre il fatto che ne facevano parte donne di tutti i livelli culturali e collocazione sociale e appartenenza politica democratica, (comuniste socialiste cattoliche repubblicane), un vero movimento di massa che si impegnò per molte cause, dal sostegno alla maternità liberamente scelta alla scolarizzazione, al lavoro, al lavoro domestico, e al suo riconoscimento previdenziale, alla violenza sessuale, al divorzio e all'aborto, insomma nessuna tappa fu saltata delle presenza attiva in un tenace, e non ancora concluso, cammino dell'emancipazione e liberazione delle donne, fino e oltre la prova cruciale dell'incontro/scontro col femminismo degli anni '60 e 70, quando l'Udi riuscì a non farsi né cancellare, né emarginare o assimilare, e si impegnò con forza tenacia competenza tecnica per continuare il suo cammino di difficile e sempre riconquistata autonomia. Un bacio, carissima Anita, ciao lidia