Tra le tante opere di Arthur Schopenhauer, ve ne è una il cui titolo lascia perplessi ed incuriosisce: L’arte di insultare.*
È il testo meno conosciuto tra le opere che hanno reso famoso il filosofo tedesco, ma sotto certi aspetti interessante, dove c’è qualcosa da imparare anche se il titolo lascia perplessi.
Ritengo però che il filosofo non volesse favorire l’arte dell’insulto (ieri come oggi praticata con tanto zelo!), ma rivelare al lettore attento una qualche verità semplice come quella che balza da una delle tante perle presenti nel “manualetto”:
Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici.
Siamo sempre sinceri con gli amici? Qualche vota, confessiamolo, non lo siamo stati… talora per affetto, altre volte per non perderli, qualche altro per interesse o… per quieto vivere. Al contrario sappiamo che il nemico non esita a lanciare contro il proprio avversario nefandezze e fango e spesso anche quella verità che fa male, ferisce e spesso dall’amico o ignorata o celata.
Non è poi semplice e facile dire agli amici ciò che nel nostro intimo pensiamo di loro.
Dire certe “personali” verità diventa arduo e pone a rischio la stessa amicizia.
Per salvare l’amicizia dobbiamo essere ipocriti?
Torna in mente allora quell’altra antica sentenza: Amicus Plato sed magis amica veritas (Platone sarà pure amico, ma più amica dev’essere la verità).
Ma… chi ha la certezza della verità? (g.r.)
* A cura di Franco Volpi, Piccola Biblioteca Adelphi, 1999.