L’Avana – Ha scritto su un muro e lo hanno arrestato per diversi mesi; ha fondato un partito di opposizione e lo hanno accusato di aver comprato alcuni sacchi di cemento; ha fondato un mezzo di stampa indipendente e lo hanno denunciato per tradimento alla patria. Ogni passo compiuto per essere libero è terminato con una smisurata repressione che si spiega soltanto con la paura che le forze di governo provano nei confronti dei loro cittadini.
Il caso dell’artista Luis Manuel Otero Alcántara (foto) ha mostrato ancora una volta questo timore che è latente nelle alte sfere e dirompe su tutto ciò che va oltre il limite stabilito. I poliziotti che hanno fatto incursione in casa sua lunedì scorso erano alla ricerca di qualsiasi prova per incolparlo, perché sono gli esecutori di una politica punitiva che viene messa sistematicamente in atto contro gli oppositori del sistema.
I sacchi con i materiali edili sono solo il pretesto per “mostrare i mezzi” a Otero Alcántara e incastrarlo in un processo legale infinito. Ciò che succederà è un film già visto: il processo a tutta velocità, la condanna che lo toglierà dalla circolazione finché non sarà passata la data dell’evento indipendente e, nel frattempo, un “poliziotto buono” che gli suggerirà all’orecchio i vantaggi di emigrare per evitare tutto questo guaio.
I sacchi con i materiali edili sono solo il pretesto per “mostrare i mezzi” a Otero Alcántara e incastrarlo in un processo legale infinito
L’artista sentirà su di sé ogni tipo di pressione. Da un lato la Sicurezza di Stato a dire che la sua è una provocazione non ammissibile, dall’altro la corporazione di artisti residenti a Cuba che prenderà le distanze dalle sue proposte. Alcuni di quelli che avevano detto “sì” alla partecipazione alla #Bienal00 smetteranno di rispondere alle email o diranno di dover partire per un viaggio imprevisto.
Alcuni lo accuseranno di voler attirare l’attenzione, altri gli diranno che avrebbe potuto passare per le vie ufficiali prima di lanciarsi nell’organizzazione di un evento parallelo. Accadrà che lo incolpino di aver sorpassato la linea rossa tra arte e attivismo o di essersi addentrato nella politica. I più caustici gli mormoreranno che ora può mettere il suo volto nel prossimo video di Juego de Tronos montato con i candidati alla presidenza cubana.
Eppure, pioverà anche la solidarietà di coloro che in questi ultimi giorni hanno seguito l’arresto dell’autore di ¿Dónde está Mella?, una performance realizzata nell’antica Manzana de Gómez, all’Avana. Il suo caso contribuirà a mostrare al mondo che il modus operandi per attaccare oppositori, artisti e giornalisti del governo di Raúl Castro è lo stesso.
Poco importa al governo se il “coraggioso” denuncia violazioni dei diritti umani, lavora con la metafora o approfondisce un’informazione. Da lassù tutto ciò che non segue gli ordini merita una sola parola: nemico. Ora Luis Manuel Otero Alcántara si trova per loro in questa categoria.
Yoani Sánchez
(da 14ymedio, 10 novembre 2017)
Traduzione di Silvia Bertoli