Genova – Di fronte al nostro ennesimo appello, la Commissione europea ci ha risposto quasi infastidita che la tragedia delle morti in mare è sotto controllo, che l’Unione europea ha a cuore il destino di ogni persona che attraversi il Mediterraneo, che bisogfna fidarsi delle istituzioni italiane e bla, bla, bla… Alla prova dei fatti però non cambia di un centesimo la drammatica percentuale del 3% che riguarda le morti di migranti nel Mediterraneo. Ogni cento persone che salgono su battelli e gommoni, ne muoiono tre. Ribadiamo che tutte queste morti sarebbero state evitabili con un programma efficiente di soccorso in mare e con protocolli a difesa del profugo e del migrante, mentre gli attuali protocolli legittimano la pratica incivile del respingimento.
Dopo le ventisei giovani donne che hanno perso la vita domenica, lunedì altri sei migranti, fra cui due bambini, hanno perso la vita durante una traversata. A questi numeri, che mostrano l’inadeguatezza e la colpa delle istituzioni, si devono poi aggiungere quelli che non sono “ufficiali”: le migliaia di corpi senza nome sepolti negli abissi. Se ascoltiamo le testimonianze di coloro che sopravvivono alle traversate, infatti, risulta un numero enorme di vittime che non sono mai state registrate dalle autorità.
Roberto Malini