Il maggiore dei minori può essere definito l'avvocato, scrittore, poeta, ed entomologo Giorgio Umani (Cupramontana, 14 agosto 1892 - Falconara Marittima, 27 novembre 1965), il quale creò un’inedita e originale poesia, che, sia in vita sia dopo la sua morte, nessuno scrittore altro seppe riproporre e replicare. Poesia “nobile” quella dell'Umani è, ma dall'impianto filosofico a tematica religioso-esistenzialistica.
Il 1925 è l'anno del poemetto Dio. Un poemetto dove le liriche non sono scritte per puro piacere, ma al contrario hanno un preciso obiettivo, ovvero quello di creare un cammino verso Dio. Un'opera quella dell'Umani, in cui lo spirito del vate e quello del cosmo si fondono in un palpitante, rauco e affannoso sospiro; e attraverso la quale il poeta e scrittore marchigiano inizia a decantare la Terra con le sue meraviglie. Terra che sarà decantata dall'Umani nelle sue successive opere, seppure sempre in chiave scenografica o in maniera intensamente stilizzata. Due temi principali si possono riscontrare in queste liriche, ovvero quello dell'aria e quello della terra. Un'aria che è concepita dall'Umani come un'energia che si disloca in mezzo a Dio e Lui medesimo, permettendogli così di purificarsi spiritualmente e divinamente angustiarsi. Terra che è concepita invece, come un campo continuamente in guerra, dove il tramonto, ovvero la dipartita, non è altro che un'immensa e melodiosa fregatura etica. Insomma e per concludere, la poesia di questo poemetto è una poesia che ode gli urli della Terra e gli strazi degli Uomini, fino a considerarli come fantasmi personali del suo intimo passato, che poi saranno da lui riutilizzati con lessemi e suoni più purpurei, melodiosi, e intonati.
Il 1926 è l’anno della raccolta Parabole gnostiche, in cui il tema principale è costituito dal dubbio e dall’incertezza sull’Infinito, che può essere inteso come Dio. Dalle prime opere in cui l’Umani riconosce la sua esistenza nella convivenza di Dio, si passa ora in quest’opera all’esistenza perennemente adombrata della dipartita, che si fa minacciosa sul suo spirito e sulle sue dolci reminiscenze. Dipartita che spingerà lo scrittore e poeta marchigiano alla ricerca della purificazione che sarà da lui investigata, nella limpidezza e nella conoscenza spirituale. Un’opera nella quale l’Umani innalza energicamente la liricità, attraverso una potente e calibrata musicalità, che scende fino agli inferi esistenziali per poi ritornare nel mondo della luce, con rinnovate e inedite energie. Insomma e per concludere, in questa raccolta c’è un’intima ricerca dell’Io, che è investigato e ricercato dall’autore attraverso il diretto contatto con la Natura, che a sua volta, corrisponde alla sua passata fanciullezza colma di gioie e turbamenti.
Il 1953 è l'anno della raccolta Il libro scarlatto, dove nuovamente ritorna la figura di Dio, visto dall'Umani come un essere pacificatore, che per attuare la pace nel Mondo è obbligato alla bellicosità, che a sua volta porterà la pace allo spirito incessantemente in guerra con sé medesimo; e per far in modo che tutto questo accada, l'Umani medesimo riscenderà l'Eden fino a mutarsi in un essere dalle fanciullesche sembianze. Un'opera in cui si vive intensamente l'Esistenzialismo, dove l'Umani medesimo cerca di dare una dolce armonia, alla sua intima sacralità. Seppure la tematica religiosa regni su tutto, anche l'Amore si affaccia nell'opera umaniana. Un sentimento quello dell'Amore, che è concepito come una luminosa emozione, ma anche e soprattutto come uno strazio, un dolore, e come un essere diabolico in eterna lotta col suo spirito. Parte principale dell'opera è la sezione Aforismi della roccia e dell'aria, in cui lo scrittore e poeta marchigiano ci mostra e ci declama, la sua poetica sul Mondo, che è visto come un luogo dove ci si deve ascoltare e dove la sacralità non ha una precisa ed esatta personalità, bensì è composta solo e unicamente da una voce, che parla attraverso la trasparenza e la basilarità glottologico-linguistica. Un Mondo colmo di un’intensa umanità, ovvero fratellanza ed emarginazione. Opera composta con una grammatica e una testualità intensamente disattenta, che crea metafore estreme dal diverso significato effettivo e reale pensato dall'autore.
Il 1960 è l'anno della raccolta Dove si incontrano le parallele, che a sua volta è divisa in tre sezioni. Nella prima sezione intitolata Brividi terreni, viene trattato il tema della commiserazione, che secondo il nostro autore ha come principale obiettivo quello di unirsi con la Natura, solo e unicamente però, con la separazione dalle certezze etiche e dalle albagie spirituali. Nella seconda sezione chiamata Il sabba del prima e del dopo, vengono poetizzati i senili, che secondo lo scrittore e poeta marchigiano simboleggiano le esuberanti fanciullezze, dalle lagrime purificate dal sole. Nella terza e ultima sezione, denominata Negli attimi definitivi, si individua l'umanità in una scia di Dio e, come quest'ultimo, anche gli Uomini sono diversi ed eternamente gli stessi. Insomma, un'opera che inizia il suo cammino con le sembianze della meditazione e della devozione, per finirlo poi immergendosi dentro un sacrale giuramento.
Il 1962 è l’anno della raccolta L’ora degli ultimi, in cui l’Umani osserva l’universo come concretezza e come “carnalità”. Per usare parole più semplici, quest’opera investiga in maniera semplice e addolorata l’Arcano, che non è però quello conosciuto e studiato dalla modernità, bensì quello vissuto nel secolo che prende il nome a. C.; e così facendo, l’Umani ne scopre la logica e la demoniaca commiserazione, che insieme alla razionalità, prepara gli Uomini al colloquio col loro Io.
Stefano Bardi
Bibliografia di riferimento
A. Cristina Curella, Giorgio Umani, La Tradizione, Palermo, 1932.
M. Morali, Saggio su Giorgio Umani, All'insegna del Conero, Ancona, 1938.
F. Albonetti, Il poeta degli “attesi”. Capitoli su Giorgio Umani, Editrice rinascita artistica, Napoli, 1955.
F. Albonetti, Adesso preludio del sempre. Capitoli su Giorgio Umani, Tipografia Dorica, Ancona, 1965.