Prima di andarmene da questa terra, vorrei poter essere definita amministrativamente come “cittadina europea di nazionalità italiana”.
Per avvicinare questa meta si deve di sicuro applicare ampiamente il secondo comma del celebre art.11cost., che chiamavamo “europeista” nel Sessantotto, dato che suggeriva il superamento pacifico e reciproco dello stato nazionale e della sua sovranità.
Nulla di più visibile e attuale oggi: la questione catalana mostra chiaramente che NON SI PUÒ fare l'Europa democratica, se non si trova il modo di superare senza guerre, e senza operazioni di polizia gli stati nazionali e la loro sovranità.
Si può pensare un itinerario a tappe, metterci del tempo, stendere testi non definitivi, passare un periodo di discussioni anche appassionate, ma non aggressive, insomma ci sono o sono pensabili molteplici forme di realizzazione del disegno dell'Europa democratica, magari attraverso la formazione di “euregiones” che smuovono volontariamente e reciprocamente i confini (che non sono mai “naturali”) degli stati esistenti ecc. ecc. A me pare (è un'opinione, non è la Verità. Ma una ferma opinione non è un capriccio, può essere motivata di più, illustrata meglio, migliorata ecc. ecc.) a me pare dunque insomma che è finalmente -dopo un lungo periodo- una azione POLITICA come azione consapevole, pensata, discussa, cioè il tempo-luogo ove si comincia a costruire la nuova polis, che l'umano, unico tra i viventi, sceglie per sé. Non vale la pena di appassionarcisi?
Lidia Menapace