Risalendo a La morte in faccia, racconto pubblicato su Tf il 13 ottobre 2008 e immediatamente commentato da Silvia Matricardi, e in seguito da Umberto Iacolucci, per un raffronto con l’attuale stato in cui versa il sito archeologico situato tra Ardea e Tor San Lorenzo nei pressi del fiume Incastro
Quel mio racconto, La morte in faccia, ambientato nel tratto del Lungomare degli Ardeatini prossimo al sito archeologico, mi fu ispirato dalla desolazione e incuria dei luoghi, e da certi movimenti a dire poco inquietanti che mi capitò di osservare più volte sotto l’arco del ponte che attraversa uno dei tanti canali di scolo, pomposamente detto fiume Incastro. Al di là della parte romanzata, il racconto riporta l’esatta descrizione di ciò che annotai durante la lunga camminata che mi condusse agli scavi, che per quel poco che si poteva vedere dalla strada, attraverso cumuli di terra e di rifiuti, subito mi venne da associare a quelli di Pompei. Quindi di assoluto pregio. Sito interdetto, cancello sbarrato, recinzione in parte abbattuta ricoperta dalla vegetazione incolta. Uno stato di totale abbandono, come mi fu confermato da un residente abitante in prossimità del sito, che riferendosi agli scavi in corso, come da cartello affisso al cancello chiuso con il lucchetto, disse testualmente: “Ogni tanto vengono, fanno qualcosa e di nuovo spariscono… uno di quei lavori senza capo né coda, tanto per arraffare soldi alla Regione…”.
Questo nell’ottobre del 2008. A quasi dieci di distanza (come documentato dalle foto riprese a ottobre del 2016) il sito archeologico “Castrum Inui. Insediamento portuale con strutture del IV secolo a. C. fino al III d.C.” – come recita il logoro cartello che non riporta più, come il precedente, il divieto di avvicinarsi al ciglio degli scavi – ovvero la “meravigliosa parentesi di eccellenza” di Ardea (come definito dalla Matricardi nel suo acceso commento), fra i comuni più disastrati del Lazio, appare tale e quale, solo molto più degradato.
A quanto ci risulta, il sito è stato visitato nel giugno scorso dal commissario straordinario del Comune di Ardea, Antonio Tedeschi, e dall’archeologo Francesco Di Mario, responsabile del territorio per la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio. E che è stata installata una torre con telecamere a infrarossi “per individuare gli eventuali tombaroli che possono entrare e danneggiare l’area”. Come chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi. E addebitare a ignoti le responsabilità dei noti irresponsabili.
Maria Lanciotti