La luna è sempre lì e guarda il mondo girare in tondo forse annoiata, forse preoccupata di possibili invasioni.
Le orme dell’uomo sul suolo lunare dovrebbero essere ancora intatte e ben visibili, sempre che non vi sia caduto sopra qualche sassetto vagante nello spazio, cancellandole o alterandone i contorni.
La luna è sempre lì, così vicina da poterne osservare le catene montuose e i grandi crateri, così presente nella vita sulla terra con i suoi influssi reali e immaginari, eppure raramente si alza lo sguardo per ammirarne il magico chiarore.
Solo ogni tanto ci si ricorda del cielo, in caso di fenomeni annunciati.
L’eclissi totale, con la luna piena che diventa color sangue, fa ancora correre un brivido lungo la schiena di noi moderni osservatori, nonostante tutto ci sia spiegato dalla scienza astronomica.
Allora si capisce il tremore degli antichi dinanzi ad eventi così inesplicabili e minacciosi, come un ammonimento di forze ineluttabili.
E tornano alla mente storie e leggende e superstizioni legate al nostro unico satellite naturale, che con noi viaggia nel tempo.
I contadini con la luna si consultavano: “Quando devo seminare, quando devo potare, quando devo raccogliere?” E la luna stagione dopo stagione li istruiva sui gesti semplici da compiersi come un rito al momento favorevole.
Le donne in dolce attesa alla luna confidavano le loro ansie: “Quando nasce il mio bambino, è maschio o femmina, biondo o bruno, avrà fortuna?” E i cicli lunari solennemente fornivano responsi.
I mistici con la luna disquisivano: “Chi ti ha messa lassù, cos’è che la tua faccia nascosta non vuole rivelarci, perché a volte ridi e a volte sei afflitta, cosa vuoi farci intendere con le tue vaghe espressioni?” E la luna distillava segreti e leggi cosmiche, secondo le aspettative create dalle lunghe meditazioni.
Gli innamorati alla luna chiedevano complicità: “Alla tua luce lei mi appare bella e perfetta per me, non smettere mai di inondarla di grazia”. “Quando lui mi abbraccia e tu sorgi all’orizzonte e di più ti accendi, le nostre vite diventano una sola”. E la luna ammiccando spazzava le ombre sul loro cammino.
Anche i poeti parlavano con la luna: Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,/ silenziosa luna (Leopardi, “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”).
E anche la luna qualche volta fa sentire – tramite sensibili interpreti – la sua voce: Se tutti facessimo un po' di silenzio, forse potremmo capire (Federico Fellini, da il suo ultimo film nel 1990, La voce della luna, ispirato a Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni).
La Luna tende ad allontanarsi da noi, lentamente e inesorabilmente, per cause facilmente spiegabili dalla meccanica celeste: godiamocela finché c’è.
Maria Lanciotti