37. Una potente capra di ghisa sta sopra un masso scaglioso caduto dall'alto nel prato, è un massa importante voluta dal tempo per valorizzare il verde smeraldo del prato falciato nel “piano” di Agneda. Avrei voluto quel simbolo fuso in ghisa per ricordare a chi sale in questa valle selvatica la logica del pensiero che aveva saputo conciliare il verde dell'erba con l'opera che solo l'industria rende possibile.
Il piano regolatore non norma le sculture, il moderno che sto vivendo considera l'arte inutile alla vita, non si interessa dei massi sospesi che ogni tanto decidono di scendere a valle per creare il paesaggio del tempo, le reti e le poutrelles di acciaio poste a protezione del piano non sono in grado di spiegare alla gente che l'industria mai dovrebbe sacrificare un'altra attività importante, in questo caso l'agricoltura di montagna, asserendo che la “sicurezza” deve stare alla base della progettazione, la sicurezza è sempre relativa e sta nella persona e non nelle normative. I piani regolatori generali sono la farsa della progettazione territoriale basata sull'avere e mai sulla logica territoriale, essi normano l'inutile, vogliono casucce di pietra e cotiche di legno per non offendere il paesaggio.
Le capre vive del tempo passato stavano all'ombra dei massi caduti a ruminare le foglie di rovere, faggio e cimali di abete bianco col contorno di corteccia di pioppo tremulo, il pastore le curava, non sempre in modo attento, per impedire loro di trasformare la montagna in deserto. Le casucce di pietra e cotiche decorative non servono a riportare i pastori sulla montagna, questo dovrebbe essere uno degli scopi di un piano di assetto e sviluppo del territorio.
Giuseppe Galimberti
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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