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Carcere di Opera-Milano. Calendario poetico 2018 
L'appuntamento annuale con il Laboratorio di lettura e scrittura creativa: la prefazione di Giovanni Mura e l'introduzione di Silvana Ceruti e Alberto Figliolia
18 Ottobre 2017
 

Prefazione

 

Da Aristofane a De André, da Alda Merini a Jannacci le nuvole sono fonte d’ispirazione per la poesia e la canzone. Ed è normale: le nuvole fanno parte del cielo, come il sole, la luna e le stelle, e il cielo riguarda tutti. L’accostamento inevitabile è con qualcosa che riporta bambini: lo zucchero filato, e in queste pagine alcune poesie lo fanno. La panna montata, anche. Qualcosa di morbido, di fioccoso, di un luminoso bianco, ma non sempre. Ci sono anche nuvole nere, grigio piombo, arancioni, rosate, rosse. Dal 1803 sono tutte battezzate dagli scienziati (cumuli, cirri, nembi) ma adesso ce ne sono di nuove e sono tutte lì in fila che aspettano un nome. Nuvole nuove, quasi un anagramma.

Le nuvole sono modellate dal vento, sono sculture mobili. In un bel film di tanti anni fa (La grande guerra) i soldati Gassman e Sordi sono stesi su un prato e indovinano altro, dalla forma della nuvola. Se il cielo decide di giocare a scacchi da terra si potranno vedere le torri, le regine, i cavalli. I cavalli al galoppo (la cavalcata delle Walchirie) sono nuvole gonfie e nere che vanno veloci e portano il temporale. Sono le nuvole a determinare la pioggia, la grandine, la neve. Da qui l’idea di bel tempo e cattivo tempo, che giornali e tv usano spesso a sproposito. Per il contadino che vede le sue bestie morire di sete, l’ennesima giornata senza nuvole è una bruttissima giornata. Per chi è in vacanza o va a fare un picnic in campagna, un cielo pieno di nuvole equivale a una brutta giornata. Tutto è relativo. Quando il cielo si apre, dalle nuvole possono arrivarci ristoro o morte, pioggia che rinfresca o pioggia che distrugge. Le nuvole sono una realtà labile, compaiono e scompaiono, si allontanano, si dissolvono. E a volte sono il contrario di quello che sembrano. Un soggetto ideale per la poesia, che per sua natura allena al dubbio, non alla certezza.

Per chi sta chiuso in posti dove la vista del cielo è razionata, le nuvole sono passaporto e compagne di viaggio. Alla frontiera nessuno le ferma, anche perché non sono previste frontiere, per le nuvole. E poi c’è una cosa che tutte le nuvole sanno: non sempre il bello porta il buono, non sempre il brutto porta il cattivo. È un po’ così anche per gli uomini, pare.

 

Gianni Mura

 

 

 

Le nuvole sono libertà

 

In fuga verso l'orizzonte infinito. Plumbee ed enfie, pronte a liberare l'elemento più prezioso del pianeta, oppure mobili e cangianti a screziar l'azzurro in innumerevoli forme e stravaganti modi in cui la fantasia ravvisa animali, oggetti, bizzarre creature.

Il vento le spinge, le sfrangia, le culla; si fanno e si sfanno: aerei campi di cotone; montagne bombate e polilobate; filamenti altissimi; inattingibili, caduche nella loro intrinseca eternità o eterne nel loro precario esistere.

Le nuvole sono libertà.

E come si vivono le nubi dai riquadri di una grata in carcere? Che valenza simbolica assumono allorché sono incendiate dal fulgore dell'alba o quando il tramonto dona loro ultimi giallastri e porporini bagliori prima che le tenebre calino, seppur provvisorie, sulla Terra? Quali ricordi posson suscitare le nubi, quali sentimenti in una persona detenuta quando l'aura di primavera soffia dolce sul loro etereo corpo o quando, d'estate, si muovono in rare ma possenti masse? Quale carico nostalgico è portato dai nembi d'autunno? E quali ripensamenti si celano nella dura cappa invernale?

Le nuvole sono libertà.

Come i pensieri che vagano oltre le sbarre. E, come il pensiero, le nuvole, sono possibilità di metamorfosi. Forse per questo le guardiamo tanto, ne seguiamo le evoluzioni e i mutamenti e ne ammiriamo il cammino. In questo nuovo anno sia data anche a noi tutti la capacità di trasformarci, la possibilità di creare in noi una nuova dimensione, un nuovo pensiero, una nuova consapevolezza, la capacità di iniziarci sempre a qualcosa di nuovo e quella di non rimanere fissati, bloccati, nel dolore, nel senso di colpa e nei pregiudizi. Sì, le nuvole, maestre di trasformazione...

Questo Calendario dalle splendide immagini – prezioso dono di Margherita Lazzati – e dagli incantati versi, nati dalla sensibilità delle persone che frequentano il Laboratorio di lettura e scrittura creativa che agisce nel Carcere di Opera, si offre con commozione all'attenzione del mondo. Quelle nuvole che tutti vediamo – ovunque siamo, comunque siamo – sono un ponte fra il dentro e il fuori. Siamo tutti sotto lo stesso cielo, transeunti ma necessari, ciascuno con la sua storia, come ogni nuvola che "trascina" la propria traccia nelle imperscrutabili rotte, nei sentieri verso l'infinito orizzonte in fuga.

Le nuvole sono libertà.

 

Alberto Figliolia e Silvana Ceruti


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