“Quel viaggio non era solo il mio e del mio tempo; quella colonna di fedeli e devoti in cammino verso l'Oriente, patria della luce, fluiva senza posa e in perpetuo, era sempre in marcia attraverso tutti i secoli, incontro alla luce e al prodigio, e ciascuno di noi fratelli, ciascuno dei nostri gruppi, anzi l'intera colonna e il suo grande viaggio non erano che un'onda nella perpetua corrente delle anime, nella perpetua tendenza degli spiriti verso il mattino, verso la patria”.
(Hermann Hesse, Il pellegrinaggio in Oriente, 1932)
Non solo ascetismo, non solo esotismo. Morgenland, la Terra del mattino. Culla di civiltà. Alternativa mistica. Terra di contraddizioni: l'estrema ricchezza e la povertà più offensiva si mescolano inscindibilmente. Un altrove. Una cultura antica, splendidi monumenti, arte più che insigne, una spiritualità accesa. Un sogno a occhi aperti... Tutto ciò è l'India nel nostro immaginario occidentale.
A illustrarcene la struggente, talora straziante, bellezza, i suoi colori, il brulichio della gente che vi vive, che ne calpesta il suolo, che si bagna in acque sacre, provvede una magnifica mostra allestita al LAC di Lugano: “Sulle vie dell'illuminazione. Il mito dell'India nella cultura occidentale 1808-2017”.
Attraverso 400 opere comprese fra le più varie discipline si compie un affascinante viaggio nel subcontinente indiano. Si tratta di visioni, (re)interpretazioni, foto, pitture, sculture, installazioni, libri et alia. Dal bronzo d'inizio XX secolo che raffigura Shiva Nataraja all'olio su tela che riproduce il Taj Mahal di Agra, dall'incredibile mutevole biancore, fantasia di pietra che si eleva e si riflette nel mondo circostante, architettura di matematica, armonia e amore; dallo splendido The Last Voyage-Souvenir of the Ganges (olio su tela, 1885 ca.) di Edwin Lord Weeks, opera dai dettagli impressionanti e dalla meravigliosa forza evocativa – la vista è dal fiume – alla magia del pastello su carta, La mort de Buddha (1899 ca.) di Odilon Redon; e tante e rare fotografie: Mata Hari in una danza indiana; Gandhi che legge; Allen Ginsberg sul tetto della casa del brahmano in cui lui e Orlovsky soggiornarono tra il dicembre 1962 e il maggio 1963, a Benares; gli anneriti lavoranti (by Salgado) delle miniere di carbone; santoni e fachiri; le folle e gli individui eccezionali che si stagliano in quegli spazi metropolitani così caotici e trafficati eppure senza limiti; l'iride delle strade e dei vicoli. E, ancora, litografie e stampe, il Liber Novus-Das Rote Buch appartenuto a Jung, i dattiloscritti di Hermann Hesse, i cui genitori erano stati missionari in India, il tè, il sitar e i Beatles, la dea Kalì e la linguaccia dei Rolling Stones, Pasolini e Moravia, Le Corbusier, Steve McCurry, la controcultura con il '68 che parzialmente si appropria e rielabora con il movimento hippy la filosofia di quel misterioso, incomprensibile e saggio mondo.
Nella visita si è immersi nel più disparato universo di situazioni, in un assemblaggio dagli infiniti link ed echi, in un itinerario di scoperta e riscoperta. Il Pantheon delle divinità, le fantasie di Salgari, viatico a tante generazioni di avventure sognanti... non manca nulla.
La mostra s'inquadra peraltro, con la sua multiforme specificità, in un più ampio ciclo e progetto, Focus India, che prevede performances, spettacoli e proiezioni cinematografiche, concerti, workshop, laboratori per bambini e ragazzi, conferenze sui più vari temi e argomenti. Da citare: l'intervento, sabato 11 novembre (ore 20:30), nella Sala Teatro del LAC, di Shantala Shivalingappa, forse la massima interprete del Kuchipudi, “uno dei sette stili di danza classica indiana che si basa sul Natya Sastra, un rigoroso trattato risalente a duemila anni fa”; India/MOVEMENTS, sabato 4 novembre (ore 21, Hall del LAC), una dance session sulla scia di Bollywood; il sapiente ed “elettrificante” sitar, sabato 18 novembre (ore 17, Sala Teatro), di Nishat Khan; Rising, sabato 16 dicembre (ore 20:30, Sala Teatro), del ballerino Aakash Odedra.
Tuttavia, dato il gran numero di eventi, è meglio consultare il programma dettagliato della rassegna disponibile sul sito: www.india.luganolac.ch.
Uno straordinario spettro di accadimenti in quel di Lugano, Canton Ticino-Confoederatio Helvetica, nel 70esimo dell'indipendenza indiana dalla corona britannica. Per sognare.
Alberto Figliolia
Sulle vie dell'illuminazione. Il mito dell'India nella cultura occidentale. 1808-2017. Fino al 21 gennaio 2018. LAC Lugano Arte e Cultura, piazza Bernardino Luini 6, Lugano.
Info e orari: e-mail info@masilugano.ch, sito Internet www.masilugano.ch; mar-dom 10-18, gio aperto fino alle 20, lun chiuso
Catalogo Skira (2017, edizione italiana e inglese, 17x24cm, 672 pagine, 950 colori e b/n, cartonato, euro 65)