The Rumble in the Jungle (La Rissa nella Giungla), ossia uno dei più grandi eventi sportivi all time. Anche se alcuni avrebbero da ridire sul concetto di sport applicato al pugilato. Tuttavia quando hai a che fare con un personaggio come Muhammad Ali, un'icona, uno sepolto nell'immaginario collettivo, campione d'Olimpia e del mondo, bello, ribelle, lingua lunga, musulmano e pacifista, paladino dei diritti civili e tanto altro ancora, le polemiche riguardo alla noble art possono anche placarsi.
Correva l'anno 1974 quando a Kinshasa, Zaire (ex Congo Belga), Africa – 40° di temperatura e 90% di umidità – si incontrarono/scontrarono sul ring il vecchio ex campione e il nuovo detentore della cintura iridata, George Foreman, un picchiatore puro, un giustiziere, il pugno dell'instant killer.
Fu qualcosa di più che un match di boxe. Fu evento mediatico ante litteram, avvenimento politico, simbolo di riscatto dalle nevrosi post colonialismo e dalle sudditanze di vario genere. Possono alcune riprese su un ring cambiare la Storia? Chissà... Se ti chiami Ali, forse. O almeno un poco... Del resto colui che un tempo si chiamava Cassius Clay aveva saputo rinunciare, costrettovi dalla coerenza delle proprie scelte e dall'ottusa ipocrisia del sistema, al titolo di re del mondo della categoria dei pesi massimi allorché anni addietro aveva pronunciato il suo gran no alla sporca guerra, al napalm del Vietnam (in fondo nessun vietcong l'aveva mai chiamato negro in senso dispregiativo: No Vietnamese ever called me nigger oppure I ain't got quarrel with them Viet Cong). Fu immediatamente detronizzato e allontanato dai quadrati a calcare i quali sarebbe tornato tre anni dopo. E a Kinshasa era giunto il momento di riprendersi il proprio. Peccato che dall'altra parte c'era quel giovane arrogante, Big George, statua d'ebano, la forza di un maglio nei pugni. Ali era sfavorito, ma... ma Muhammad non solo era un boxeur sopraffino, elegante e ballerino, fluttuante come una farfalla e pungente come un'ape, con un jab stilisticamente perfetto e devastante; lui era anche, e soprattutto, un uomo intelligente, pragmatico e inguaribilmente idealista, con una missione da compiere, e seppe volgere la situazione a suo favore. Prima nell'attesa spasmodica dell'incontro, trascinando dalla propria le immani folle con i suoi proclami di ambasciatore della neritudine e della giustizia sociale, poi sul ring ribaltando una situazione che pareva compromessa e stroncando infine con un clamoroso knock-out la resistenza dello stranito e sballottato Foreman, pian piano demolito psicologicamente e all'ottava ripresa sbattuto sul tappeto per il drammatico conto conclusivo.
Quarantatré anni dopo, e dopo la scomparsa di Ali (per tanti anni poi devastato dal Parkinson, ma anche in quell'immagine silente e tremolante vibravano la dignità e il fuoco delle idee), al Teatro Carcano rivive quella gloriosa ed eclatante vicenda sportivo-esistenziale (o politico-sportiva) grazie all'affabulazione di Federico Buffa, che torna sul palcoscenico dopo avere celebrato le gesta di un altro immenso atleta afroamericano, il quattro volte oro olimpico a Berlino '36 Jesse Owens.
A Night in Kinshasa... «Il dittatore Mobutu regala ai suoi sudditi il match di boxe del millennio per il titolo mondiale dei massimi, tra lo sfidante Muhammad Ali e il detentore George Foreman. Ali ha 32 anni, l’altro 25. Sono entrambi neri afroamericani, ma per la gente di Mobutu, Ali è il nero d’Africa che torna dai suoi fratelli, George è un complice dei bianchi. Tanta gente assedia lo stadio dove si terrà il match e grida “Alì boma yé-Alì uccidilo”. E nella consueta sinfonia di contraddizioni che è la storia di Muhammad Ali il paradosso è che l'incontro simbolo della libertà ha luogo in un paese oltraggiato prima dal colonialismo, poi da una dittatura che sarebbe durata trent’anni e poi ancora dalla guerra. Ali torna nella terra dei suoi avi a riscoprire le sue origini. Sta nelle strade, va negli ospedali, incontra i bambini. Decide di poter trasmettere quello che ha visto ai neri d'America, agli emarginati, a quelli senza sussidi che non hanno coscienza di sé stessi. Vuole stare in mezzo ai drogati, ai disperati, alle prostitute. Questo racconta ai giornalisti. Dopo quella lunga notte a Kinshasa Ali si sente finalmente libero, ha un sogno nuovo in cui credere. È libero perfino di rappresentare l'America: l'America è tutta per lui. Il mondo intero lo è. La storia della dittatura di Mobutu sarà ancora lunga, ma all'alba di quel nuovo giorno i congolesi festeggiano come in una purificazione, colmi di speranza e grati a quell'uomo che da solo aveva sconfitto il sistema».
In quell'autunno del 1974 furono testimoni e a loro volta, seppur ai margini, interpreti di quell'episodio James Brown, B.B. King e Miriam Makeba, impegnati in concerto, o anche lo scrittore Norman Mailer. Il racconto di Federico Buffa è, come sempre, attento a ogni particolare emozionale, accurato nella ricerca storica – vedi la citazione del genocidio perpetrato (e dimenticato dal mondo) dal 1885 al 1908 sotto lo spietato tallone di Leopoldo II, monarca del Belgio, che del Congo aveva fatto la sua personale riserva di ricchezza: 10 milioni di morti?, - affascinante nel modello narrativo – un esempio di contemporanea letteratura orale – con il supporto umanistico della tecnologia e vari elementi artistici a intrecciarsi. «Una narrazione sincopata, tenuta “sulle corde” da una serrata partitura musicale scritta ed eseguita al pianoforte da Alessandro Nidi e ritmata dalle percussioni di Sebastiano Nidi, all'interno della cornice visionaria della regista Maria Elisabetta Marelli».
A Night in Kinshasa-Muhammad Ali vs George Foreman. Molto più di un incontro di boxe...
Alberto Figliolia
A Night in Kinshasa - Muhammad Ali vs George Foreman. Molto più di un incontro di boxe di Federico Buffa e Maria Elisabetta Marelli. Musiche Alessandro Nidi. Con Alessandro Nidi, pianoforte, pianoforte preparato, e Sebastiano Nidi, percussioni. Video design Mikkel Garro Martinsen (Roof video design). Regia Maria Elisabetta Marelli. Fino al 14 ottobre 2017. Teatro Carcano, Corso di Porta Romana 63, Milano.
Orari: mercoledì, giovedì e sabato ore 20:30; venerdì ore 19:30; domenica ore 16.
Info: e-mail info@teatrocarcano.com; sito Internet www.teatrocarcano.com.
Prenotazioni: tel. 02 55181377 – 02 55181362; online www.vivaticket.it- www.ticketone.it-www.happyticket.it