San Francesco, mercoledì 4 ottobre.
Voglio riconoscere il mio karma nella spinta ricevuta la notte 3-4 ottobre 2008.
Decine di analisi specialistiche mi avevano diagnosticato la cerebropatia gongofila, che il popolo traduce: il cervello va in pappa ed il corpo continua a camminare. Ebbi la fortuna di tenere il diario di quell’autunno, che www.tellusfolio.it conserva. Dunque, la mia memoria personale, che potrà confondere qualcosa, è supportata dalla memoria web che ognuno può verificare.
Quella sera di veglia la passai nella chiesa dei frati minori francescani di Vittorio Veneto insieme al popolo. Ciascuno postò la sua preghierina nell’urna ed io misi la mia a sorella demenza. Sento ancora il tremore e la dolcezza dell’abbandono. Non riesco più a vivere il timore, che però so bene esser stato prevalente. Adesso, tutto è solo un’ipotesi falsificata dal centro di eccellenza del san Matteo di Pavia a fine novembre. Dovete sapere che state leggendo le parole di un superbo che il Padre eterno ha graziato più volte.
La prima, con la conversione mentale, venticinque anni fa, col coma da emorragia cerebrale, abbandono dell’attività finanziaria e delle gozzoviglie con gli amici, che mi avevano stressato fino al coma da ipertensione.
La seconda, con la conversione religiosa, avvenuta in preparazione del congresso internazionale di Pinerolo del 17, 18, 19 ottobre 2003. Ero ancora agnostico, culturalmente cattolico, uno dei sapienti ed intelligenti, che il vangelo odierno irride.
Dissi: Dio aiutami! Così come si può dire –Che tempo farà?–. Senza alcun moto di preghiera. Come san Paolo sulla via di Damasco. Dunque, l’aiuto venuto fu completamente inaspettato. Non ero riuscito a stringere l’intervento in preparazione al convegno a meno di un’ora (ed era a convincere che Publio Virgilio Marone è stato un sacerdote etrusco e non un poeta romano come si continua a fantasticare), ed in poco divenne di venti minuti. E non bastava perché era dato un quarto d’ora inflessibile. Parlarono quasi in quaranta per un quarto d’ora ciascuno. Il direttore del convegno, l’ing. Dario Seglie, venne in aula apposta e mi diede venti minuti. Fu un successo. Tornai. Ripresi a comunicarmi, dopo 35 anni di astinenza. Ed ora lo faccio con gioia ogni giorno.
Sorella demenza non è venuta. In compenso, sono assistito come un bambino da mia sorella Maria Luisa, medico in pensione, il mio angelo biondo, da Paolo, mio fratello, ingegnere, che cura la mia vita amministrativa, e da Alessandro, l’ingegnere informatico, che dagli Usa mi tranquillizza economicamente. Dio manda le disgrazie ed assieme le risoluzioni dei problemi. Liberami dai sapienti e dagli intelligenti!
Carlo Forin