Uno dei tanti volti del male, la violenza, subdola (psicologica) o eclatante (fisica), ormai è divenuta una presenza allarmante nella nostra società: avvelena le condizioni di vita dell’uomo, altera i rapporti tra gli individui e il dialogo con le istituzioni e con la stessa natura.
Nata con l’uomo nella notte dei tempi, con lui ne ha scritto la Storia.
Non c’è epoca che non l’abbia conosciuta né scrittori, filosofi, psicologi o sociologi che non se ne siano occupati etichettandola, a volte, anche con definizioni singolari.
J. W. Goethe, a margine di un suo dramma in versi dedicato a Torquato Tasso, scrive: Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.
Verità e forza. Già, la verità fugge dalla violenza perché quest’ultima (specie quella verbale) è prevaricazione, è supponenza, è autoaffermazione a prescindere dal merito delle affermazioni; violenza non è sinonimo di forza, anzi è debolezza perché tante reazioni esagerate o proteste incontrollate rivelano spesso paure oscure, timidezza o impotenza.
Insidiosa e sottile la violenza psicologica poi è intessuta di silenzi ostili o parole pungenti denigranti, umilianti; logorante ed asfissiante conduce nel tunnel della depressione e lascia ferite dentro, molto profonde, non visibili come quelle lasciate dalla violenza fisica.
L’una e l’altra sono sempre un grave pericolo oltre che una vergogna per la società civile.
Vergogna da chiunque essa provenga sia individuo sia Stato, sia persona colta, sia rozza. Vergogna che si può cogliere in una delle tante ipocrisie della società moderna.
Significativa una frase di Mario Hzvat: La violenza di chi usa le armi è condannata, quella di chi le fabbrica passa inosservata.
Si è pronti a blaterare contro il sangue versato in guerra mentre si ha il conto in banche che finanziano l’industria delle armi e si finge di ignorare che i paesi in guerra nelle varie parti del cosiddetto terzo mondo sono sostenuti dalla produzione massiccia di armi nei paesi occidentali.
Ipocrisia diffusa per ascondere la verità.
Ma… Tutte le luci della verità – scrive Blaise Pascal – purtroppo nulla possono per arrestare la violenza. Ma tutti gli sforzi della violenza non indeboliscono la verità, anzi, la rafforzano…
Quando la forza combatte la forza, la più potente distrugge la minore; quando si oppongono i discorsi ai discorsi, quelli che sono veri e convincenti confondono e dissipano quelli che hanno soltanto vanità e menzogna: ma la violenza e la verità non possono nulla l’una sull’altra. Da ciò non si pretenda però di concludere che le cose siano uguali; perché vi è questa estrema differenza, che la violenza non ha che un corso limitato dall’ordine di Dio, il quale ne conduce gli effetti alla gloria della verità che essa assale; mentre la verità sussiste eternamente, e trionfa infine dei suoi nemici, perché è eterna e potente quanto Dio stesso.
Giuseppina Rando