“Io sono musulmana”
mi dice con la mano sulla bocca,
capo coperto sorriso aperto,
la giovane che da tempo misura il corridoio
– dall’ingresso alla vetrata che rimanda
luci offuscate d’una città spenta, mossi
gli alberi da un vento secco e caldo,
stanco – a passi svelti regolari
con giravolte calcolate al limite
fra muro e muro, con svolazzo di veli
e pantaloni larghi, colorati,
stringendosi le mani, sfregando le palme,
intrecciando le dita, atterrita e sorridente,
sola.
Domani sarà il suo turno in sala operatoria
al reparto trapianti, lei prega prega prega
perché torni salva ai suoi bambini
che l’aspettano a casa con il padre.
“Io sono musulmana” mi sfida con lo sguardo
e con lo sguardo l’abbraccio e la rincuoro.
Maria Lanciotti