Anche quest’anno mi sono puntualmente arrivati via e-mail “i più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo”. Rigorosamente creativi, si sono arricchiti di decorazioni virtuali sempre più complesse e ingegnose: renne in volo per lo schermo tra neve intermittente nella versione con fondo bianco o nero; campane e campanelle dondolanti con musica incorporata da “Bianco Natal” a “Tu scendi dalle stelle”; e poi, non potevano mancare le composizioni candele-nastri-agrifoglio con effetti di luce pulsante in variante arcobaleno della pace…; e ancora, Babbi Natale acrobatici che si arrampicano con pesanti sacchi su per pertiche o funi o scale come quelli che hanno invaso le facciate delle nostre città, grassi insetti rossi senza più fisionomia, un po’ inquietanti, all’assalto di balconi e finestre. Come raccontare ai più piccoli d’ora in poi la favola bella dei regali che arrivano misteriosamente di notte, e soltanto se sono stati buoni?…
Ma quest’anno il più gettonato è stato senz’altro l’albero di Natale che per geometria ed effetti luminosi trova applicazioni certo più facili e in più con mille possibili varianti.
Così, oggi, vigilia di un nuovo Natale, all’ennesimo albero a pieno schermo con effetti speciali, nenia incorporata e pure con il programma da scaricare per riuscire a vedere l’effetto di una spirale luminosa accendersi in sequenza fino alla punta stellata, mi sono quasi arresa all’invasione delle conifere virtuali!
Poi, delicatamente, sono affiorati i ricordi e un po’ di nostalgia delle vigilie natalizie quando i miei bambini erano piccoli, con le sorprese sempre nuove da inventare ma anche da realizzare, perché il bello era fare proprio tutto da noi... E di più, di quelle ormai troppo lontane, con mio padre che preparava l’albero ma senza sacrificare mai un albero vero. Il giorno della vigilia si andava tutti insieme nell’immensa foresta del Cansiglio sulle Alpi Giulie, a un’ora di macchina da Sacile, il mio paese, a raccogliere i rami bassi degli abeti. È indimenticabile il profumo della resina che si sprigionava dal legno tagliato e quello della neve appena aperta dai nostri passi!
Dopo cena, quando noi tre fratelli eravamo già a letto, mio padre infilava quei rami profumati nei buchi di un grosso e alto palo che aveva preparato appositamente. Un rituale a cui non eravamo ammessi. Il risultato era davvero straordinario, ogni volta più bello e più perfetto di un albero vero! La mattina di Natale l’aroma dell’albero aveva invaso proprio tutta la casa, mescolato a quello dei preziosi mandarini appesi, delle rosse candeline accese che lo illuminavano e delle prelibatezze già a cuocere nel forno…
Gioiosi ricordi che desidero condividere con gli amici più cari di oggi e con chi crede ancora che queste cose siano importanti. Auguri affettuosi!
Alessandra
Firenze, vigilia di Natale 2006