29. Faccio molta fatica a seguire le argomentazioni “serie” di consiglieri che parlano di architettura quasi questa fosse disciplina discosta dalla vita di tutti i giorni. Come al solito la discussione è frammista a battute che parlano di tutt'altro, io affermo che l'uomo ha la struttura mentale della pecora alla quale le cupole erette per esaltare la divinità interessano poco, una vigna con grappoli d'uva moscata per loro ha invece un fascino fantastico. Nel gregge esiste una gerarchia ben precisa, il comando appartiene sempre ad una femmina, il maschio normalmente è piuttosto cretino ed ha una testa talmente robusta da fracassare con una botta il palo di castagno a cui è stato legato dal contadino, quando si è liberato non si muove, a lui interessava non la libertà ma dimostrare la sua potenza alla femmina che lo stava guardando, quando arriva chi lo aveva legato gli si avventa contro a testa bassa, la mazza ben diretta sul collo lo mette a terra senza che lui se ne accorga.
Raccontavo la storia di un ariete di proprietà di un amico, senza nessun motivo apparente aggrediva chiunque portasse una giacca, un paracarro di granito di San Fedelino vestito con una di queste decretò la sua morte per sfinimento: ben trentadue testate servirono a metterlo a terra. Mi guardano come se io recitassi un copione, non sanno che assegno al teatro il compito di rendere l'uomo un po' meno pecora, da anni si parla del nostro mestiere con la lingua del commerciante privo di arte, il pennarello ha disegnato uno spazio con presenze intriganti. La cupola sul fondo l'ha costruita chi era innamorato di una donna che sembrava indifferente: lui per farsi notare costruiva bellezza, mai si sarebbe sognato di demolire un paracarro a testate sapendo che lei non avrebbe apprezzato un cervello cretino.
Giuseppe Galimberti
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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