Quale crisi?
Tenera è la notte di Francis Scott Fitzgerald, il romanzo più denso e complesso dello scrittore statunitense, offre diversi spunti di riflessioni sulla felicità, la bellezza, l’infedeltà, il piacere, la crisi, il fallimento, l’alcol e tanto altro ancora.
In particolare una frase, sempre attuale, ricorda: ...o si impara l’educazione in casa propria o il mondo la insegna con la frustra e ci può far male.
Educazione intesa nel significato più ampio del termine e non come comportamento esteriore. Ciò che è sotteso alle parole di Fitzgerald è, infatti, verificabile da tutti. Eppure sono tanti che entrano nella vita senza un’adeguata “armatura” per affrontarne le insidie.
Si cresce troppo in fretta? Si è super protetti e coccolati dalla famiglia? o al contrario i genitori non sono stati adeguatamente presenti?
Se lo chiedono pedagogisti e psicologi, sociologi e filosofi che dibattono ampiamente le più disparate tesi nei convegni – pullulanti in ogni parte del Paese – sul tema: emergenza educativa.
La realtà che rimbalza sulle cronache narra di giovani sbandati, privi della formazione necessaria per fronteggiare ostacoli, facilmente stressati dalle delusioni e dalle sconfitte; ma esistono anche giovani preparati e pronti alle sfide che la società, la politica di oggi e cambiamenti tecnologici pongono loro.
Chi si illude di potersi muovere senza confini, di agire imprudentemente, di scavalcare tutti con arroganza, forse… prenderà delle frustate… ma allo stesso tempo – e con molta amarezza, constatiamo – e vi sono quelli (li chiamano fortunati!!!) che, pur entrando in scena con arroganza, sono rispettati e, privi di istruzione e competenze, talora raggiungono posizioni di rilievo nella società.
È crisi educativa o crisi del sistema dei valori?
Crisi del lavoro che conduce dritto alla crisi d’identità?
Non si conoscono risposte chiare, né si vedono risoluzioni.
E sempre più lontane saranno quest’ultime se – come scriveva Rita Levi Montalcini – non c’è fiducia o non si crede nei valori: Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte. (G. Rando)