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Marisa Cecchetti. “Le ali dell’Angelo” di Ideale Cannella
02 Agosto 2017
 

Ideale Cannella

Le ali dell’angelo

LaboS Editrice, 2010, pp. 192, € 15,00

 

Pubblicato nel 1957 da Gastaldi Editore, Le ali dell’angelo, di Ideale Cannella, ha avuto una nuova edizione a decenni di distanza dalla scomparsa della scrittrice, avvenuta nel 1977. È una storia autobiografica che scrisse per i suoi alunni.

Nella storia lei si chiama Cristina e il fratello più piccolo Gianfranco (foto). Cristina ha otto anni quando la sua famiglia si trasferisce a Bormio, in zona di guerra, nell’inverno 1916-17, perché il padre è il comandante del Forte di Oga, in alta Valtellina.

Vivono a palazzo Nesini, accanto al presidio militare di Bormio. La villa sembra uscita da una magia, perché li accoglie col suo grande giardino coperto di neve: “tanti viali come un labirinto, tanti alberi ammantati di bianco, tanti ghiacciuoli che sembrano gemme lucenti”; e presto, a primavera “la ghiaia dei viali non è più tempestata di neve e si possono cercare i sassolini belli, levigati, bianchi”.

I bambini non sanno niente della guerra ma la scoprono piano piano aggirandosi negli spazi dei soldati, osservandoli, ascoltandoli, facendo amicizia con loro. Sono Alpini che hanno da sempre nel cuore i canti di montagna, che hanno lasciato a casa i genitori, la moglie e i figli piccoli, e gli animali e il campo che li sfama. Gente a cui la montagna parla, non solo con le voci del bosco: “la montagna parla anche con la tormenta… parla con lo schianto delle valanghe… parla con il sibilo del vento”. E quando partono per la zona di guerra molti di loro non fanno ritorno. C’è un caporale che aggiorna di continuo “il libro dei morti”, e si allunga la lista dei soldati scomparsi ma anche quella dei muli, indispensabili sul fronte di montagna. Ad allungare la lista dei morti ci pensa anche la spagnola, epidemia che dilaga e sembra inarrestabile.

I bambini, soprattutto il più piccolo, riescono a trovare qualche ragione per sorridere, perché ci sono ancora le ali degli angeli a sostenerli, ma Cristina scopre troppo presto il dolore, e abbandona troppo presto le bambole, che ormai non le dicono più niente. Cresce in fretta, contro la sua volontà, responsabile del fratello, quando muore la madre che ha preso il contagio curando i malati.

Anche se Ideale Cannella non porta il lettore sul fronte, ne fa vedere tutte le ripercussioni. È un libro scritto per bambini più di cinquant’anni fa ma contiene un messaggio senza tempo: “Per i fanciulli ogni guerra, anche se vittoriosa, è sempre una sconfitta e di questo bisogna tenere conto: i fanciulli la guerra la perdono sempre perché diventano anzitempo piccole donne e piccoli uomini… tutto il mondo è pieno di fanciulli che la guerra ha fatto diventare adulti prima di crescere e che hanno perso anzi tempo le ali dell’angelo… Se a ogni pericolo di conflitto potesse la voce di queste vittime innocenti arrivare al cuore degli uomini inferociti, quella voce direbbe: – Guardateci negli occhi, abbiamo ancora paura”.

Ma per Ideale Cannella e suo fratello le guerre non erano finite col 4 novembre del 1918 quando a Bormio la campana, la Bajona, tornò a suonare a festa. La seconda guerra mondiale li ha visti in prima linea, ma questa volta lo hanno deciso di persona: lei, “valorosa patriota valtellinese, costretta a rifugiarsi in Svizzera, partecipò attivamente a vari servizi di controspionaggio”; il fratello Italo, con i suoi partigiani ha contribuito alla liberazione di Venezia: l’atto di resa del Comando Germanico di quella piazza, è stato accettato e firmato da lui.

 

Marisa Cecchetti


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