Può la Chiesa occuparsi delle unioni di fatto? Certo, rivolgendosi ai suoi fedeli, può chiedere loro ciò che preferisce, può imporre modelli e stili di vita, può benedire o maledire unioni, può sostenere che un comportamento sia peccato, può negare sacramenti e può cacciare fedeli impenitenti. Chiesa che è libera di negare il funerale cattolico a Piergiorgio Welby e libera di concedere una tomba nella chiesa di Santa Apollinare al capo della banda della Magliana, Enrico De Pedis: ognuno si gestisce la propria libertà come crede. Lo Stato ha il compito di garantire questa libertà.
Ciò che non accetto faccia la Chiesa è che dica che quel peccato diventi reato e che quel comportamento vada vietato perché peccato.
Purtroppo l'agenda politica italiana è oramai supina ai richiami delle alte gerarchie vaticane, che trovano eco e portavoci nei tanti politici inginocchiati al loro potere. Politici sempre più lontani dai bisogni e dalle esigenze della società, rinchiusi in un ghetto di autocompiacimento, non rispondendo con leggi per credenti e non, ma dettando prescrizioni morali che per primi non rispettano.
Un esempio: il Parlamento che ancora non riesce a discutere di pacs e di diritti alle coppie di fatto è lo stesso che ha stabilito la reversabilità di pensione e assistenza sanitaria anche al convivente di ogni singolo deputato, parificandolo al coniuge. Una logica che porta a dire che quelli che per i legislatori sono diritti, per i comuni cittadini sono divieti.
Mi chiedo se le esternazioni odierne del Pontefice in materia, siano solo tali o ci sia un qualche passo diplomatico nei confronti del Governo italiano, e se, di conseguenza, non si intraveda una intromissione e un tentativo di condizionare la nostra politica interna: tentativo ancor più pericoloso perché dettato da uno Stato non democratico e teocratico -quale quello Vaticano- nei confronti del nostro ordinamento democratico e non confessionale.
Donatella Poretti