Ho coniugato il titolo di la Repubblica di oggi, venerdì 07/07/17 (“Migranti, l’Italia è sempre più sola”) con ciò che dobbiamo pretendere: un’Europa Unita nel diritto di cittadinanza.
Non si tratta di chiedere la cittadinanza per i migranti. È, invece, indifferibile la cittadinanza europea per tutti coloro che permangono nell’Europa unita.
È indifferibile:
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per resistere più facilmente alle furberie britanniche nei due anni di trattative appena avviate;
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per non lanciar minacce insulse, tipo: -senza aiuti, niente fondi-. Noi possiamo farci gloria di essere rimasti soli a difendere la civiltà accogliente dell’Europa;
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per sorvolare serenamente le priorità elettorali germaniche, che hanno piegato la Merkel alla benignità sulla chiusura dei porti machiavellica di Macron.
È vergognoso che 60 anni di riflessione non siano bastati per maturare l’esigenza di una carta d’identità uguale per tutti coloro che vivono nei Paesi dell’Europa Unita.
È ovvio: i 500 milioni di cittadini europei staranno più sereni quando i politici diranno: lo scherzo di stare insieme separati non fa più ridere. Siamo seri ed uguali almeno nella carta d’identità europea. Con questa carta, amata perché sintesi di civiltà, saremo più cari a noi stessi, più pronti a ricevere non europei regolari, più solleciti a rifiutare afflussi irricevibili.
Io scrivo con un po’ di fatica, temendo di diventare una Cassandra della cittadinanza, ma forte del fatto che la civiltà romana diede il diritto alla cittadinanza universale in Afro-eurasia.
I millenni non devono essere passati verso il peggioramento!
Carlo Forin