24. Al tavolo bianco dell'ordine professionale si discute di pianificazione.

Non mi interessa affrontare il tema con la testa di chi accetta la legge senza averla capita.

A me sembra assurdo non osservare gli esiti di quarant'anni di gestione del territorio seguendo leggi urbanistiche nate al servizio dell'avere di pochi ai quali si è demandata la forma del paesaggio.

L'economia io la intendo come presenza necessaria alla rappresentazione dell'estetica del vivere, il pianificatore la vede come contenitore dello “sviluppo” di una società che intende l'estetica figlia dell'avere.

Più volte ho cercato di invitare i consiglieri a visitare la Valtellina per rendersi conto dell'operato di chi ha progettato il paesaggio che ci circonda: i consiglieri preferiscono andare a Barcellona per vedere come è stata sistemata la città per le olimpiadi.

La matita disegna una ninfa paesana con l'orso della valle del Liri, esso si ricorda il tempo quando era padrone dei boschi di questo spazio abitato da uomini che, in ottobre, gli dedicavano una festa nel maggengo di San Salvatore.

L'incapacità del pianificatore di leggere il territorio nella sua totalità ha creato i presupposti per farlo tornare a muoversi negli spazi a lui congeniali, mi guardano storto quando affermo che un piano di governo del territorio deve valutare l'orso presenza determinante nel progetto futuro. Gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori dovrebbero ritirarsi in convento per una pausa di studio che li renda consapevoli della loro inutilità in un mondo che non sa e non vuole capire che anche l'orso è parte integrante della vita di un luogo.

Giuseppe Galimberti

Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca

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