Genova – Vi è una totale (e voluta) disinformazione riguardo al traffico di migranti dalla Libia. Oggi è stato arrestato il nigeriano John Ogais detto “Rambo”, accusato di aver torturato, seviziato e ucciso migranti nei campi gestiti dai trafficanti libici. I nostri quotidiani lo descrivono come membro decisionale di un’organizzazione criminale che gestisce la tratta di migranti tra la Libia e la Sicilia e parlano di un passo avanti nella lotta alla tratta di migranti. In realtà “Rambo” non è che uno dei tanti migranti che hanno accettato di eseguire i compiti più spregevoli, dietro ordine dei veri signori del traffico, dietro la promessa di evitare a propria volta torture e percosse.
In alcuni casi questi prigionieri cui è affidato il comando sui loro fratelli ricevono – oltre alla promessa di aver salva la vita e di effettuare, prima o poi, la traversata – compensi in denaro, percentuali sulle somme estorte alle famiglie di coloro che sono stati rapiti. Il serbatoio di questi schiavi-aguzzini è praticamente illimitato, perché in un gruppo di prigionieri non vi sono solo eroi, ma anche esseri umani che per evitare di soffrire le più atroci torture sono disposti ad infliggerle ad altri.
Se si vuole combattere il traffico di esseri umani, bisogna perseguire la criminalità organizzata locale e transnazionale, che ha radici in Libia, Sudan, ma anche nei paesi da cui provengono i profughi. Ed è controllata dalle tribù Rashaida, Abu Hamyra, Tuareg, Tebu, Awlad Suleiman. Le stesse tribù con cui il governo italiano ha stipulato un “accordo contro il traffico di esseri umani”, legittimando – sicuramente in modo inconsapevole, perché la disinfirmazione appartiene anche alle istituzioni – una potente e ramificata organizzazione di trafficanti di esseri umani, collegata alle mafie internazionali e anche al terrorismo fondamentalista.
Roberto Malini