Visitare una città vuol dire entrare nelle sue viscere e sentirne palpitare il cuore. Sono sempre i luoghi meno noti a identificare una città e a metterne a nudo il folklore, la storia e in particolare le credenze. Se Napoli è conosciuta per le sue bellezze impareggiabili, è nei suoi luoghi più riposti che se ne colgono le pulsioni, quelle più ancestrali, più autentiche, più vere, ed è nel Rione Sanità che si sente pulsare il cuore della città, un angolo poco visitato ma che trasmette la propria identità con un susseguirsi di emozioni. Vivacità e confusione, degrado e abbandono si mescolano a un passato di storia e catturano il visitatore, ponendolo di fronte a una realtà diversa ma non meno interessante dei luoghi più rinomati.
Il rione Sanità, cosìddetto perché salubre, sorse alla fine del XVI secolo in un vallone utilizzato già all’epoca greco-romana come luogo di sepoltura. Corrisponde a un’area ubicata a nord della città, che si estende dal Borgo dei Vergini fino alle falde della collina di Capodimonte, a pochi passi dal centro, in un luogo un tempo al di fuori delle mura che delimitavano la città, e collegato ad esso da Porta San Gennaro, santo ricordato dall’affresco.
Per chi proviene da via Foria, la prima zona che si incontra prima di giungere nella Sanità vera e propria è il borgo dei Vergini, detto anche borgo barocco per lo stile predominante nelle sue architetture. I Vergini rappresentano il primo tratto del lungo vallone che scorre tra le alture della Stella, dei Miracoli, di Capodimonte e di Materdei. Il nome indicava una fratria religiosa greca dedita alla temperanza ed è legato a un racconto: Ocna innamorata del giovane Eunosto e da questi respinta, lo accusò di violenza provocandone la morte per mano dei fratelli ma saputa poi la verità, la ragazza si uccise, i fratelli furono incarcerati e il popolo innalzò un tempio in onore del giovane.
Tutto il quartiere prende il nome dal santuario della Stella, così chiamato per un’icona che raffigura la Madonna con una stella sul capo.
La Sanità è un luogo magico, ed è attraversando le sue strade strette e tortuose, che ripide corrono verso il centro della città, che l’interesse cresce a dismisura. Ogni chiesa e ogni palazzo si racconta attraverso le singolari architetture e con reperti, affreschi e mosaici che li adornano e che nel sottosuolo parlano di riti, di credenze e di consuetudini mai sopite. Palazzi maestosi come palazzo Sanfelice in via Arena della Sanità e palazzo dello Spagnolo ai Vergini testimoniano che inizialmente il luogo, diventato oggi una delle zone più popolari di Napoli, era destinato a importanti famiglie nobiliari e a facoltosi borghesi, perché salubre. Il Palazzo dello Spagnolo, uno dei principali esempi di barocco napoletano, fu costruito nel 1738 su progetto dell'architetto Ferdinando Sanfelice, per volere del marchese Nicola Moscati. Di grande impatto visivo sono la scala monumentale detta ad ali di falco e la scelta cromatica del giallo e del verde.
Oltre alla bellezza delle strutture architettoniche di un barocco acceso ma nell’insieme raffinato, il luogo coinvolge per l’intensità della vita che in esso si svolge. Il mercato all’aperto è un richiamo con la ricca e varia mercanzia. L’occhio attento e curioso si sposta alacremente per seguire voci, richiami, frastuoni e fermarsi sulle specialità succulenti che accendono il gusto mentre l’orecchio si delizia al suono del dialetto o per meglio dire della lingua che trasforma ogni espressione in musica. Famosi i soprannomi, che si leggono o si ascoltano, l’architetto Sanfelice era detto Lievat' 'a sott', “Togliti da sotto”, per la leggerezza dei suoi progetti; poche parole ma poste ad arte, per indicare un pensiero di senso compiuto.
Inoltrarsi nel cuore del Rione Sanità è come entrare in un altro mondo, che apparentemente nulla ha da condividere con il centro della città ma che ne rappresenta un aspetto fondamentale perché ne richiama le origini. Il luogo è cimiteriale. Ipogei ellenistici e catacombe paleocristiane come quelle di San Gennaro e di San Gaudioso riportano indietro nel tempo e parlano del culto dei morti, della pietà e della solidarietà dei napoletani. (1, segue)