23. Ascoltavo discorsi convinti sulla democrazia, ho sempre sostenuto che un architetto democratico nega ogni significato al suo mestiere, se la verità è determinata dal consenso del numero omologato mi sembra evidente l'impossibilità di progettare il nuovo. Il consenso ottenuto da chi segue i dogmi della società del consumo nega il progetto, la città costruita sull'imposizione che per essere è necessario l'avere non può essere presa in esame da un buon progettista. Questi deve stare sempre al di là delle richieste di chi crede al lusso della ricchezza, per un maiale il lusso sta nella quantità di “broda” contenuta nel contenitore di pietra sistemato nella sua “rella”. Sostenere il peso della società della finta democrazia non è certo facile, chi parla di sviluppo e di progresso quasi i due vocaboli fossero sinonimi non ha capito il compito dell'architettura, il moderno presenta l'edilizia come immagine di benessere, essa è invece sua negazione.
Io sostengo che il lusso è da ricercare nella semplicità, non mi convince la corsa verso un sistema di vita che nega al lavoro il piacere di stare nel mondo.
Non mi piace la litania del moderno che parla di energia quasi questa sia necessaria per produrre l'inutile su cui si basa l'economia degli sciocchi.
Il mio lusso sta nel sistemare tre fiori di campo nel vaso di vetro sottile davanti alla finestra che inquadra le cime di neve.
Mi fanno un po' pena gli sguardi di compassione di chi mi guarda senza capire che il progettare sta oltre la normalità, a loro mostro il disegno con l'immagine dell'architetto messo a sostenere il peso della società opulenta che non sa che il troppo grasso nuoce alla salute.
Giuseppe Galimberti
Disegni per raccontare il pensiero di un'epoca
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